La Formula 1 è nata ufficialmente il 13 maggio del 1950 a Silverstone, quando 23 piloti si iscrissero al primo Gran premio della storia, cominciando un’avventura che sta per compiere 70 anni ed è cresciuta diventando uno spettacolo mondiale.
Inizia l'avventura
Era un sabato quando Nino Farina (in foto) destinato a diventare il primo campione mondiale, iscrisse il suo nome e quello dell’Alfa Romeo nell’albo d’oro di un campionato che fino al 2019 ha contato 1.018 gare, laureando 33 campioni del mondo.
“Un sole inaspettatamente estivo, un terso cielo mediterraneo e un pubblico entusiasta di oltre 100 mila spettatori hanno salutato nel pomeriggio d’oggi, qui a Silverstone, nella contea del Northamptonshire, questa attesa e trionfale vittoria delle Alfa Romeo …”, così raccontano le cronache dell’epoca sui quotidiani italiani.
Il primo Gran premio della storia è stato battezzato d’Europa e di Gran Bretagna allo stesso tempo e l’Alfa Romeo, dopo aver dominato le prove con i suoi quattro moschettieri, ha piazzato tre Alfa Romeo 158 ai primi tre posti con Farina davanti a Fagioli e Parnell, mentre Fangio dopo aver commesso uno dei suoi rari errori, colpendo una balla di paglia alla curva Stowe, è stato costretto al ritiro da un problema al motore. A premiare Nino Farina, autore anche di pole position e giro veloce, fu il re d’Inghilterra, Giorgio VI.
Gli anni Cinquanta: Fangio e gli italiani
Gli anni Cinquanta sono quelli di Fangio, ma anche dei grandi piloti italiani: proprio Farina e Ascari sono i primi, ma anche gli ultimi, campioni del mondo con passaporto tricolore. Nel 1978 conquisterà il titolo anche Mario Andretti, nato in Istria, ma poi diventato cittadino statunitense.
Se Fangio è il re del primo decennio da corsa con 5 titoli mondiali e 24 vittorie, la Ferrari è la regina tra i costruttori, dominatrice assoluta dopo il ritiro dell’Alfa Romeo. Le case italiane, con la Maserati oltre a Ferrari e Alfa, sono le grandi protagoniste del mondiale almeno fino all’arrivo della Mercedes che in due anni (1954 e 1955) sbaraglierà la concorrenza prima di ritirarsi dopo il tragico incidente di Le Mans.
Sono ancora anni in cui i piloti gareggiano con in testa qualcosa che oggi sarebbe vergognoso chiamare casco: una protezione in tela o al massimo in pelle che non protegge praticamente nulla. Portano occhialoni che ci abitueremo a chiamare da motociclista o da aviatore e qualcuno gareggia anche con il farfallino. Uscire di pista significa spesso lasciarci la pelle, come capita ad esempio ad Alberto Ascari, il primo campione del mondo della Ferrari, morto in pista a Monza durante una sessione di prove.
La Rossa a Montecarlo
La Ferrari, disertato il primo Gp a Silverstone, ha debuttato nel Mondiale dalla gara di Montecarlo, la seconda in calendario. In settant’anni di storia del campionato è l’unica squadra sempre presente e per questo ha ancora oggi un diritto di veto sui nuovi regolamenti e un premio di partecipazione maggiore rispetto agli altri team.
La Scuderia di Maranello dovette però attendere il secondo anno del Mondiale per vincere la sua prima gara, cosa che accadde sempre a Silverstone il 14 luglio 1951 con l’argentino Froilan Gonzalez, uno dei miglior amici di Fangio. Quel giorno, pensando all’Alfa Romeo, Enzo Ferrari pianse e disse: “Oggi ho ucciso mio madre”.
Gli uomini simbolo di questi primi dieci anni di Formula1 sono Fangio, Ascari e Stirling Moss, l’unico a non diventare mai campione del mondo, ma che in quattro occasioni ha chiuso al secondo posto. E anche lui, come Fangio, uno dei pochi sopravvissuti a quell’epoca infernale e a vivere fino a 91 anni.
Nomi e numeri del decennio
Campioni del mondo (5): Fangio (5), Ascari (2), Farina, Hawthorn e Brabham
Vincitori (15 più 9 a Indianapolis): Fangio (24), Ascari (13), Moss (12), Brooks (6), Farina (5), Collins (3), Brabham (2), Gonzalez (2), Trintignant (2), Bonnier, Fagioli, MCLaren, Musso e Tarfuffi.
Squadre vincenti (7 più 10 a Indianapolis): Ferrari (29), Alfa Romeo (10), Maserati (9), Mercedes (9), Vanwall (9), Cooper (7), Brm (1).