Colosso della metallurgia italiana fin dal 1933, la Innocenti è entrata con successo nel settore della motorizzazione nel 1947 con lo scooter Lambretta per poi compiere, nel 1960, il passo decisivo verso l’automobile. Da un accordo con la British Motor Corporation, dopo trattative non andate a buon fine con Renault e Volkswagen, nasce sessant’anni fa la A 40, montata nello stabilimento di Lambrate e praticamente analoga, salvo limitate modifiche, al modello inglese venduto con il marchio Austin.
Due volumi
Presentata al Salone di Torino, la vettura è innovativa nel panorama europeo, soprattutto per la formula della carrozzeria ideata dalla Pinin Farina e antesignana delle future berline compatte due volumi. Nel nostro mercato, la debuttante Innocenti va ad occupare uno spazio inedito, collocandosi in posizione intermedia tra le Fiat 600 e 1100, competitiva anche per un prezzo intorno alle 900mila lire.
Lunga 3,71 metri, a due porte, dal design moderno e con una buona abitabilità rispetto alle dimensioni esterne, l’italo- britannica non si può, d’altra parte, considerare rivoluzionaria sul piano tecnico: trazione posteriore, sospensioni posteriori ad assale rigido e balestre, freni a tamburo e un motore non certo di primo pelo. Sotto il cofano c’è un "anzianotto" quattro cilindri Austin, ad aste e bilancieri, 950 da 36 cavalli accoppiato ad un cambio a quattro marce con il difetto della prima non sincronizzata. Discrete comunque le prestazioni, sia per la velocità massima, che sfiora i 120 chilometri orari, sia per la ripresa e modesti i consumi, prerogativa dell’auto nei confronti di molte concorrenti.
Le varianti
Nel 1961 si aggiunge la variante “Combinata”, caratterizzata da un più pratico accesso al vano bagagli con ribaltina verso il basso e lunotto che si solleva verso l’alto, mentre nel 1962 arriva una seconda serie con qualche aggiornamento estetico, allestimenti migliorati e leggero potenziamento del motore. L’anno successivo la cilindrata sale a 1.100, per 50 cavalli e velocità di 135 chilometri orari, e viene adottato un vero e proprio portellone posteriore, secondo una tipologia costruttiva all’epoca d’avanguardia e che diventerà di uso comune. Quest’ultima versione, A 40 S, resterà in produzione fino al 1967, chiudendo la carriera della prima Innocenti a quota 68mila unità.
Un esordio dunque positivo nel mondo dell’auto, subito affiancato da una piccola spider derivata dalla Austin Healey Sprite, che vedrà l’espansione della casa di Lambrate fino agli anni Settanta. In sequenza modelli riusciti, sempre di origine britannica, come la IM3 e la I4, per raggiungere la vetta sul piano commerciale con gli ottimi risultati della Mini in edizione italiana. Il declino negli anni Ottanta, che porta all’acquisizione da parte di De Tomaso e al successivo passaggio alla Fiat nel 1990, fino alla definitiva uscita di scena del marchio nel 1997.