Ultimo aggiornamento  25 marzo 2023 05:32

Auto, profitti in calo prima di Covid-19.

Juan Felipe Munoz ·

Le difficoltà dell’industria automotive sono cominciate prima della crisi portata dalla pandemia di coronavirus. Nel corso dell'anno passato l’economia globale è stata colpita da diversi fattori che hanno influito sulle performance dei costruttori. L’informazione finanziaria pubblicata da 28 dei più grandi gruppi automobilistici indica che nel 2019  i profitti operativi sono scesi del 11%, fermandosi a 86.4 miliardi di euro. 

I risultati contrastano con l’aumento del fatturato complessivo dell'1%, fino a 186 miliardi di miliardi di euro. La volatilità del mercato e le pressioni sull’industria hanno vanificato gli sforzi per proteggere le vendite e i profitti. 

La prima conseguenza di una situazione nella quale ci sono più fatturato e meno profitti è evidente sul margine operativo, che è sceso mediamente dal 5,2% del 2018 al 4,6% dell’anno scorso. Parte del deterioramento si spiega con i problemi in Cina, Stati Uniti ed Europa. Nel caso del Paese del dragone, che rappresenta il 29% delle vendite globali di vetture, la discesa è stata il risultato di nuovi regolamentazioni, pressioni economiche e una riduzione degli incentivi sulle auto elettriche. 

Negli Stati Uniti e in Europa le vendite hanno smesso di salire dopo anni di forti aumenti. Inoltre anche altri mercati in espansione come India, Iran, Argentina e Turchia hanno dovuto affrontare grandi avversità. Le vendite di vetture in questi quattro paesi è crollata del 21%, pari a 5,1 milioni di pezzi. 

Toyota su nei profitti

Nel 2019 il gruppo Volkswagen è il primo al mondo per fatturato (oltre che per vendite), 252,6 miliardi di euro, contro i 250,8 di Toyota. In entrambi casi i risultati sono cresciuti rispetto al 2018, grazie a maggiori volumi di vendita.

Tra i costruttori generalisti, Toyota ha generato il più alto valore di profitti in termini assoluti, pari a 21,2 miliardi di euro, ovvero 1.976 euro per ogni unità venduta

Il caso Ferrari 

Ferrari e Tesla sono quelli che hanno migliorato di più. L’anno scorso il marchio di Maranello ha venduto 10.131 vetture, primo al mondo per profittabilità. Il margine operativo del Cavallino è stato del 23,2%, ovvero un guadagno di più di 86mila euro per ogni auto venduta. Ferrari è riuscita a mitigare gli effetti del momento negativo globale grazie all’adozione di nuove tecnologie, alla capacità di adattarsi ai cambiamenti, e a uno straordinario dipartimento marketing. Ancora più degno di nota è che questi risultati sono ottenuti senza l’aiuto dei suv, il segmento trainante del mercato.

Il caso Tesla

Diversa, ma ugualmente interessante, la situazione di Tesla. L’arrivo della Model 3 ha contribuito a una crescita globale delle vendite. Tuttavia, trattandosi dell’auto meno costosa della gamma, il fatturato non è cresciuto di pari passo. Tesla è ancora in fase di espansione, e quindi brucia cassa per finanziare la crescita. Questo spiega la sua perdita operativa nel 2019 pari a 61,6 milioni di euro, comunque in netto miglioramento rispetto ai 346,4 milioni del 2018. 

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