Concessionari e Case, un unico messaggio: "È crisi". Federauto – la Federazione italiana dei concessionari – lancia l’allarme sul blocco pressoché totale delle attività legate al settore delle quattro ruote nel nostro Paese. E la conferma arriva anche da Unrae, associazione dei costruttori esteri, che comunica il crollo di marzo del mercato automobilistico in Italia: -85,6%. A rischio il 15-20% dei 150mila lavoratori del settore.
Michele Crisci, presidente Unrae, non nasconde la sua apprensione: "Non c'è più liquidità in entrata, mentre le uscite proseguono. È necessario che il governo pensi a un piano di protezione affiancato a un piano di stimoli per il settore".
Un quadro estremamente preoccupante che definisce il crollo delle attività delle concessionarie, conseguenza della sospensione generalizzata delle funzionalità economiche e delle limitazioni alla mobilità delle persone, che il governo ha imposto nelle ultime settimane per limitare la diffusione della pandemia di coronavirus e prorogate ora fino al 13 aprile.
“La chiusura dell’Italia – denuncia Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto – ha portato inevitabilmente alla caduta delle immatricolazioni di autoveicoli nuovi. Per l’usato la situazione non cambia, determinando un contesto negativo mai vissuto sul mercato automobilistico. Concretamente c’è da aspettarsi che fra marzo ed aprile il mercato auto possa perdere 350mila pezzi con un calo del 60% su base annua. Tutto questo è molto preoccupante per la tenuta del sistema occupazionale delle concessionarie: nel 2007-2019, di fronte ad un calo del 23,2%, persero il lavoro circa 30mila addetti. A oggi non possiamo essere ottimisti”.
Serve liquidità
La Federazione dei concessionari – che già all’indomani dell’approvazione del decreto “Cura Italia” aveva espresso preoccupazioni sui riflessi che le pur inevitabili scelte del governo avrebbero avuto sul settore – ritiene che servano ulteriori provvedimenti a sostegno dell’intera filiera.
“Abbiamo bisogno di grande attenzione da parte del governo – dice ancora De Stefani Cosentino - perché il nostro settore ha tutti i numeri per giustificarla: mi riferisco al dato occupazionale, al peso sul Pil, alle entrate fiscali che generano la vendita, l’assistenza e la gestione degli autoveicoli. Apprezziamo le misure sulla cassa integrazione ma sono insufficienti a fronteggiare una situazione senza precedenti in cui bisogna governare imprese complesse, settate su volumi di attività che nessuno sa quando potranno essere nuovamente raggiunti. Per questo abbiamo richiesto al Presidente del Consiglio ed al Parlamento alcune modifiche al Decreto Cura Italia per mettere tutte le nostre aziende, piccole, medie e grandi che siano, nella condizione di accedere alla liquidità – il bisogno più urgente – necessaria per traguardare questo momento di grandissima difficoltà”.
Aiuti anche dalle Case
Federauto riconosce come sia prematuro parlare ora di futuri provvedimenti per il rilancio del mercato, mentre ora “è prioritario concentrarsi sui mezzi necessari a salvare il maggior numero di concessionarie”.
A questo proposito De Stefani Casentino sottolinea l’importanza dell’intervento dei costruttori, “dai quali ci aspettiamo un sostegno importante specie nella gestione degli ingenti stock, senza trascurare l’intervento per il riequilibrio della gestione economica in presenza del crollo dei volumi”. Alcune Case si sono già mosse attivamente in questa direzione mentre per altre, “dobbiamo stigmatizzare situazioni ascrivibili al comportamento del management di inaccettabile e ingiustificato ritardo, assolutamente non correlato allo stato di urgente bisogno delle concessionarie”.