Gli effetti del coronavirus potrebbero spazzare via molti piccoli costruttori di auto elettriche. A differenza delle grandi Case, infatti, queste startup - diffuse soprattutto negli Stati Uniti - non dispongono dei capitali necessari per affrontare un blocco prolungato delle operazioni.
Parliamo di aziende come Rivian, Fisker o Lucid, che nella maggior parte dei casi hanno ricevuto in prestito cifre altissime per progettare e sviluppare i loro primi veicoli, e devono rispettare precise deadline nei confronti dei finanziatori. Per molte di esse l’epidemia arriva in un momento estremamente delicato, perché le costringe a rimandare l’avvio della produzione e le espone al rischio di una cancellazione degli ordini.
Una pratica consolidata
Dall’altro lato, queste startup hanno il vantaggio di essere meglio posizionate sul piano tecnologico e di avere un organico ridotto, il che le rende più flessibili nell'organizzazione del lavoro rispetto a una grande Casa automobilistica. A confermarlo è la portavoce di Rivian, Amy Mast: “La maggior parte del nostro personale continua a operare da casa senza problemi”, ha dichiarato alla testata Car and Driver.
“I reparti ricerca e sviluppo, design, progettazione e, in parte, anche quello dell'ingegnerizzazione sono in grado di continuare a svolgere le loro attività da remoto, e questo perché si tratta di un modo di lavorare per noi normale. Avendo più sedi sparse negli Stati Uniti, era già una pratica consolidata dell’azienda quella di coordinarsi tramite video-conferenze”.
Ovviamente Rivian è stata costretta a sospendere la produzione dei suv e pickup elettrici R1S e R1T, iniziata da pochi mesi nello stabilimento in Michigan, ma ha dichiarato che continuerà a pagare gli stipendi ai suoi 2.000 dipendenti. La startup si è trovata a fare i conti con l’emergenza coronavirus proprio mentre stava entrando nel vivo il suo programma di guida autonoma, i cui test pratici sono stati sospesi fino al termine dell’emergenza.
Presentazioni rimandate
Situazione simile per la Lucid Motors, con sede a Newark in California. Il ceo Peter Rawlinson ha dichiarato che tutte le attività di sviluppo e progettazione continuano da remoto, mentre è stata sospesa la produzione degli esemplari di prova della berlina elettrica Lucid Air. Nel frattempo, prosegue la costruzione del primo stabilimento dell’azienda, a Casa Grande in Arizona.
Il ceo si è detto dispiaciuto per il fatto di non poter mostrare al pubblico la Lucid Air, la cui presentazione era prevista al New York Auto Show di aprile, rimandato a settembre, ma non preoccupato per le sorti della startup: l’unica conseguenza per Lucid potrebbe essere un ritardo di alcuni mesi nell’avvio della produzione, che ora dovrebbe partire a inizio 2021 piuttosto che a fine 2020.
Il coronavirus si è abbattuto anche sulle attese di un altro piccolo costruttore americano, Fisker, che si è dovuto accontentare di una presentazione virtuale per il suo suv elettrico Ocean, a causa della cancellazione del Salone di Ginevra. Difficile dire quali potrebbero essere le ripercussioni dell’attuale situazione per l’azienda di Los Angeles, dal momento che le tempistiche per l’arrivo della vettura sul mercato sono ancora piuttosto lunghe (si parla di fine 2021, ma più probabilmente inizio 2022).
Gravi difficoltà per Nio
Chi invece è in evidente difficoltà è la startup cinese Nio. A gennaio, con l’epidemia appena scoppiata in Cina, l’azienda ha venduto solo 1.600 veicoli, la metà rispetto a dicembre 2019, e in calo dell’11,9% se confrontato con lo stesso periodo dello scorso anno. Dati che emergono in tutta la loro gravità se si considera che a gennaio 2019 Nio aveva in listino solo il suv a sette posti ES8, mentre adesso ha anche il più economico ES6, su cui l’azienda aveva puntato per rilanciare le vendite.
Guerra commerciale con gli Usa, rallentamento del mercato interno, fine degli incentivi governativi sulle auto elettrificate e ora la diffusione globale dell’epidemia stanno mettendo a dura prova la tenuta dell’azienda, che a causa della grave crisi di liquidità in cui versa rischia di non riuscire a lanciare il suo terzo modello, il suv compatto EC6, e la sua nuova generazione di batterie dalla maggiore autonomia.
Credito e investimenti
Infine, secondo molti analisti la contrazione economica generata dalle misure di "lockdown" per contenere la diffusione del virus avrà come ripercussione immediata una minore propensione al credito da parte degli investitori.
Questo potrebbe rendere la vita difficile alle startup che sono ancora in una fase embrionale, come la Lordstown Motors Corporation (LMC), che progetta di costruire pickup elettrici nell’omonimo ex-stabilimento Gm in Ohio, e che ha da poco chiesto un prestito di 200 milioni di dollari ad un fondo federale per poter iniziare le attività.