Il prezzo del petrolio è crollato ancora nella giornata odierna, scivolando sotto i 20 dollari al barile dopo aver toccato nella notte i 23, minimo storico dal 2002 e poco più di 66 dollari un anno fa. I 20 dollari sono del WTI, il West Texas Intermediate che fa da riferimento sui mercati. La causa principale del crollo è la pandemia, che corre al galoppo negando visibilità sulle prospettive e soprattutto negli Stati Uniti, in questo momento il primo produttore di petrolio al mondo. Nel primo trimestre, stimano gli analisti, il Paese ha raggiunto una capacità di 13 milioni di barili al giorno.
Sauditi contro russi, russi contro americani
Troppi in un mondo che rallenta i consumi a causa del coronavirus, dagli aerei a terra ai "lockdown" che coinvolgono circa 3 miliardi di persone. E tanti per la nuova guerra dei prezzi scatenata nel primo week end di marzo fra Arabia Saudita e Russia.
Il governo di Ryad che guida l'Opec, il cartello dei produttori mondiali, ha chiesto di aumentare la produzione abbassando i prezzi per compensare le perdite, ma la Russia si è opposta, preoccupata di cedere così ancora più spazio ai produttori statunitensi. I quali potrebbero per altro ricevere aiuti pubblici dall'amministrazione Trump, evitando il fallimento di operatori che a prezzi così bassi faticherebbero ad accedere agli investimenti. Nel frattempo, di petrolio continua a essercene meno bisogno.