Xin Guobin, vice ministro dell'industria della Cina, ha detto che "il governo è pronto a lanciare nuove misure per stimolare la domanda di veicoli". La pandemia ha messo in ginocchio l'industria automobilistica cinese, colpita già a gennaio sia nella produzione che nei consumi (-18%, -79% a febbraio) e dopo un mercato 2019 in calo. Adesso sta ripartendo, tant'è che a Wuhan, epicentro del coronavirus e cosiddetta "Detroit cinese", le fabbriche riaprono gradualmente. Ma è chiaro che potrebbe non bastare: serviranno nuovi incentivi pubblici all'acquisto per far ripartire davvero l'economia dell'auto e non solo.
10 anni di sussidi
Lo stop del mercato dell'auto più grande a livello mondiale è durato 50 giorni ma tanto è bastato per dipingere in rosso i numeri delle vendite. Gli incentivi, bloccati lo scorso anno, sono stati reintrodotti da poche settimane per ora solo da alcuni governi locali. Il sussidio, stanziato nel 2009, ammontava a 7mila dollari per l'acquisto di un'auto elettrificata e, nel giro di 10 anni, è costato circa 50 miliardi di dollari. Alla fine del 2019, però, Pechino aveva deciso di non riconfermare l'aiuto statale a causa della grande bolla speculativa che aveva trasformato il settore con tanti piccoli, nuovi e approssimativi costruttori di veicoli elettrici. Ora, la crisi da coronavirus potrebbe far cambiare di nuovo idea al governo, come anticipato dalle parole del viceministro.