Il Salone di Ginevra cancellato all'ultimo minuto, il coronavirus che blocca le produzioni e rallenta i mercati, utili in calo (per chi ce l'ha ancora) per diversi costruttori. Ce ne è abbastanza perché in Borsa i titoli dell'auto abbiano chiuso in terreno negativo e guardino alla settimana che si apre con apprensione.
Tremano i mercati
Venerdì scorso, dopo l'annullamento dell'evento svizzero, tutto il comparto automotive è andato sotto: alla borsa di Milano Fca ha perso il 2,7%, la stessa perdita ha registrato il gruppo Renault a Parigi nell’indice Cac 40, -3,3% per Psa. Per quanto riguarda i gruppi tedeschi, alla borsa di Francoforte le cose sono andate nella stessa direzione: male Bmw con -2,8%, Volkswagen ha perso soltanto lo 0,9%, mentre il titolo Daimler è sceso del 5,7%. Colpiti anche i gruppi asiatici: Toyota a -3,4%, Hyundai-Kia a quasi -5%. Giù anche i costruttori americani, a quattro ore prima della chiusura di Wall Street e pur non partecipanti alla kermesse svizzera: General Motors ha perso il 3,1%, Ford il 2,3%.
Il virus spaventa
A spaventare i mercati è soprattutto la diffusione del coronavirus. L'economia mondiale ha bruciato in una settimana circa 5mila miliardi di capitalizzazione: si tratta del crollo più repentino dalla crisi del 2008. Venerdì scorso, l’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha perso il 3,5%, Londra il 3,1% e Parigi ha lasciato sul campo il 3,3%. La peggiore d’Europa è stata Francoforte con -3,8%, e persino il solido mercato azionario svizzero ha fatto segnare un -3,6% come contraccolpo per l’annullamento del Salone.
Un incubo per le Borse orientali, le più colpite dalla contrazione del mercato finanziario: Shanghai ha chiuso con un calo di quasi il 4%, Shenzhen è scesa del 5%, mentre Seul del 3,3%. Tokyo, ai minimi storici, ha perso il 3,6%. Più contenute invece le perdite in America: il Nasdaq ha chiuso in rosso dell’1,2% e il Dow Jones del 3%, anche se ha chiuso la settimana con oltre il 10% in meno.
Dal secondo dopoguerra a Wall Street è accaduto solo altre quattro volte, di cui le ultime dopo l’attacco alle Torri Gemelle nel 2001 e dopo l’esplosione della crisi dei mutui subprime nel 2008.