LONDRA - L'addio all'Europa da parte della Gran Bretagna - che il govermo Johnson festeggia riunendosi a Sunderland, città simbolo dell'industria automobilistica inglese e centro dove la Brexit ha raccolto più consensi nel referendum del 2016 - costerà agli inglesi che intendano comprare una vettura un aumento del prezzo di almeno 1.500 sterline, l'equivalente a oggi di 1.790 euro.
Lo ha stimato l'Smmt (Society of Motor Manufacturers and Traders), l'associazione che raggruppa tutti gli operatori del settore esprimendo - come ha ripetuto molte volte in questi ultimi mesi - "forti preoccupazioni" circa gli effetti che la Brexit avrà sul mondo automotive britannico. Un mondo che impiega direttamente 168mila persone (il 14% di tutto il settore industriale britannico), a cui vanno aggiunti i 279mila posti dell'indotto.
Produzione in calo
La produzione di automobili nel Regno Unito è scesa nel 2019 del 14,2% rispetto all'anno precedente, fermandosi a 1,3 milioni di veicoli. Si tratta, sottolineano alla Smmt, del terzo anno consecutivo di calo.
I dati dell'Acea, la associazione europea dei costruttori, hanno evidenziato come nel corso dell'ultimo anno il mercato interno sia calato del 2,4% rispetto al 2018, fermandosi a 2.311.140 unità commercializzate. Ma anche le esportazioni sono scese. L'81% delle auto prodotte nel Regno Unito sono vendute in altri paesi, la stragrande maggioranza europei e nel 2019 ne sono partite l'11% meno.
La soluzione è l'accordo
A confronto di alcuni mesi fa, quando l'idea di una hard Brexit, cioè di una uscita dall'Unione europea senza accordo sembrava poter prevalere, la Smmt prevede meno difficoltà: a patto - sottolineano però i produttori inglesi - che venga raggiunto un accordo commerciale "al più presto" con Bruxelles, soprattutto "vista la natura integrata dell'industria automobilistica europea, con parti, componenti ma anche vetture intere che viaggiano da un confine all'altro anche più volte durante il processo produttivo".