Le multinazionali corrono ai ripari in Cina, un paese che si sta fermando mentre le autorità sanitarie stanno cercando di individuare misure e vaccino per fermare il virus che ha provocato almeno 132 decessi e oltre 6mila contagi.
Produzione momentaneamente sospesa
Tra le aziende che hanno adottato le soluzioni più drastiche c’è Toyota: il costruttore giapponese, che in Cina possiede numerosi e importanti stabilimenti, ha decretato lo stop alla produzione in tutti i suoi impianti cinesi e non solo in quelli della provincia di Wuhan, epicentro dell’epidemia. Una misura preventiva adottata anche alla luce delle difficoltà che l’emergenza sanitaria sta provocando per le attività produttive.
"Considerati vari fattori, tra cui le linee guida dei governi locali e regionali e la situazione della fornitura di componenti, a partire dal 29 gennaio, abbiamo deciso di interrompere le operazioni nei nostri stabilimenti in Cina fino al 9 febbraio" - ha annunciato il portavoce della casa automobilistica – Maki Niimi. "Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio". Sono moltissime, infatti, le aziende paralizzate per l’assenza di manodopera e materie prime, a causa delle limitazioni imposte ai trasporti, soprattutto nelle zone attigue all’epicentro.
Tre casi di contagio in Germania
Sulla decisione di Toyota ha pesato anche il timore di diffondere ulteriormente il coronavirus sia all’interno che all’esterno dei confini cinesi. E’ stata da poco confermata la notizia che i tre casi di coronavirus diagnosticati in Germania sono collegati alla Webasto, azienda bavarese attiva nel settore delle forniture per auto, che possiede 11 impianti in Cina, compreso uno a Wuhan. Il primo caso di contagio è stato rilevato nella sede di Stockdorf e sarebbe riferito ad un dipendente recentemente rientrato da Shanghai. Successivamente nello stesso quartier generale altri due uomini, che non erano stati in Cina ma avevano avuto contatti con il primo, sono stati infettati dal virus.
A rischiare ora è anche l'economia cinese
Nei giorni precedenti Psa ha annunciato l’inizio delle procedure di evacuazione per lo staff e il personale estero dai suoi tre stabilimenti nella regione di Wuhan, mentre si attendono decisioni in merito alla prosecuzione dell’attività negli impianti, dove il gruppo opera tramite una joint venture con Dongfeng. Anche Ford, che non ha stabilimenti a Wuhan, ha comunicato che tutte le sue strutture in Cina rimarranno inattive fino al 10 febbraio.
Ovviamente, ad essere coinvolto non è solamente il mondo dell’automotive. Anche colossi della ristorazione come Starbucks e McDonalds hanno annunciato la chiusura temporanea di gran parte dei loro punti vendita in Cina. La British Airways è stata invece la prima compagnia aerea a sospendere tutti i voli diretti nel paese asiatico, che si trova ora costretto ad affrontare una duplice emergenza: non solo quella sanitaria, ma anche le pesanti ripercussioni che questa rischia di avere per la sua economia.