A Pechino, il ministro dell'Industria e delle tecnologie dell'informazione Miao Wei ha rilasciato all'agenzia di stampa britannica Reuters alcune dichiarazioni sulle previsioni del mercato dell'automotive cinese. Secondo l'esponente governativo, nel 2020, i veicoli venduti nel Paese non supereranno i 25 milioni di unità e l'andamento del settore resterà invariato o – nella peggiore delle ipotesi - potrà subire un leggero calo rispetto ai numeri del 2019.
Inoltre, dalle dichiarazioni di Wei, sembrerebbe che i tagli ai sussidi per i veicoli elettrificati (elettrici, ibridi plug in e idrogeno) siano stati rinviati. Già a inizio gennaio il ministro aveva detto che non ci sarebbero state sforbiciate significative.
Sotto pressione
I commenti arrivano in seguito ai dati, in riferimento al 2019, che riguardano sia il mercato automobilistico (sceso complessivamente nell'ultimo anno dell'8,2%) che in generale lo sviluppo economico della Cina che ha registrato la crescita più bassa degli ultimi trent'anni (Pil +6,1%).
Tra le cause del rallentamento a Pechino si indicano anche gli effetti della lunga guerra commerciale - ancora non del tutto conclusa - con gli Stati Uniti.
"Lo sviluppo manifatturiero - ha dichiarato il ministro - deve ancora affrontare molti rischi e difficoltà. La pressione sulla crescita industriale è sempre grande".
La Cina sembra non voler rinunciare agli investimenti nella ricerca e nell'industria. “I tagli fiscali e le difficoltà economiche - sostiene Miao Wai - non freneranno le misure di riduzione delle tasse e l'obiettivo di investire sul settore manifatturiero”.