Città inquinate, Pm10 alle stelle e blocchi del traffico sempre più restrittivi. Un copione che si ripete ogni anno, in particolare nella stagione invernale, e a farne le spese sono soprattutto gli automobilisti che guidano vetture alimentate a diesel. Ultimamente perfino quelle appena uscite dal concessionario.
Le alternative ci sono: l’offerta di veicoli elettrici sta vivendo un vero e proprio boom, con tutti i principali costruttori che già offrono o si stanno attrezzando per mettere a breve in produzione auto a zero emissioni. Anche la politica sta spingendo fortemente in questa direzione, ne è un esempio l’ecobonus che premia chi acquista vetture pulite. Eppure, le auto a batteria non sono ancora viste dal pubblico come un’alternativa credibile a quelle tradizionali.
Crescita a tre cifre
Nel 2019 le immatricolazioni di auto elettriche in Italia sono aumentate del 110% (10.566 unità), una crescita che raggiunge addirittura il 300% se si considerano solamente le vendite ai privati. Numeri impressionanti, che però rischiano di distorcere la reale dimensione del mercato. In economia si chiama teoria del catching-up (o della rincorsa): il tasso di crescita di un fenomeno è tanto più alto quanto più basso è il suo punto di partenza, e in Italia il settore delle vetture a batteria era quasi inesistente fino a pochi anni fa.
Incrementi a tre cifre in un segmento di così recente nascita non devono quindi stupire, ma non devono neanche portare a sopravvalutare i dati: in Italia i veicoli elettrici rimangono ancora una scelta prevalentemente di nicchia, tanto da contare per lo 0,5% del mercato. E un altro numero utile a far capire come il settore delle vetture a batteria in Italia sia tutt’altro che affermato è il 9, come i milioni di euro avanzati a fine 2019 dal fondo governativo per l’ecobonus.
Ecobonus non sfruttato a pieno
A marzo dello scorso anno è infatti entrato in funzione il meccanismo di bonus/malus messo a punto dal Ministero dello Sviluppo Economico. La misura prevede incentivi fino a un massimo di 6mila euro per chi acquisti auto che producano meno di 70 grammi di Co2 per chilometro (una soglia in cui rientrano solamente elettriche e ibride).
Dei 60 milioni messi a disposizione dal Mise per finanziare gli incentivi, nel 2019 ne sono stati utilizzati circa 51, e da poco sono state aperte le prenotazioni per l’ecoincentivo 2020, invariato nel funzionamento, e per cui sono state stanziate cifre anche maggiori (70 milioni di euro, di cui 40 entro il 30 giugno). All’ecobonus, inoltre, si possono sommare gli sconti per l’acquisto di vetture a batteria previsti da alcune Regioni italiane, con il sussidio più corposo ottenibile in Lombardia.
Mondi ancora troppo distanti
Nei prossimi anni, complice anche una progressiva crescita delle strutture ricarica e l’arrivo di modelli importanti come la Volkswagen ID.3, la Opel Corsa-e, la Honda e, le Peugeot e-208/e-2008 e la Mini Cooper SE, il mercato dei veicoli elettrici dovrebbe continuare la sua rincorsa nei confronti delle vetture a motore endotermico (e in particolare dei diesel, nel 2019 crollati del 22,2%).
Ma i due mondi restano ancora lontanissimi come dimensioni, basti pensare che il 96% delle vendite nel 2019 ha riguardato vetture che emettono tra i 71 e i 160 grammi di Co2 per chilometro, quindi che non rientrano nell’ecobonus. Anche continuando con gli attuali tassi di crescita, perché le full-electric possano arrivare ad avere un ruolo rilevante nella mobilità privata dovranno passare anni, se non decenni.