"Non sono fuggito dalla giustizia, sono sfuggito all'ingiustizia e alla persecuzione politica". Queste le parole di Carlos Ghosn, l'ex presidente e amministratore delegato dell'Alleanza Renault-Nissan, appena atterrato a Beirut (capitale del Libano) dopo essersi sottratto agli arresti domiciliari a Tokyo, in attesa di processo per frode industriale e fiscale.
Un jet privato e lo stupore del suo avvocato
"Non sarò più tenuto in ostaggio da un sistema giudiziario giapponese truccato in cui si presume la colpa, la discriminazione dilaga e vengono negati i diritti umani di base, in flagrante disprezzo degli obblighi legali del Giappone ai sensi del diritto internazionale e dei trattati che è vincolato a sostenere", ha precisato in una nota sempre Ghosn che, secondo quanto riferito dai media locali, sarebbe atterrato con un jet privato proveniente dalla Turchia e non è ancora chiaro come abbia fatto a lasciare il Giappone.
L'avvocato di Carlos Ghosn, Junichiro Hironaka, ha affermato di non avere avuto alcun contatto con l'ex numero uno di Renault-Nissan: "Siamo completamente interdetti", negando poi di essere in grado di raggiungere telefonicamente il suo (ex?) assistito.
Il processo la prossima primavera
L'ex manager 65enne è di origini libanesi ma è nato in Brasile e ha doppia cittadinanza francese e brasiliana. Nel 1996 ha salvato Renault da un crollo oramai annunciato, all'epoca da vice presidente esecutivo del gruppo, e ha fatto lo stesso con Nissan qualche anno dopo. A seguito dei suoi guai giudiziari e delle accuse ricevute, Ghosn si è sempre dichiarato innocente, parlando di un colpo di stato messo in atto dai vertici Nissan. Nell'aprile scorso aveva lasciato il carcere di Tokyo pagando una cauzione da quattro milioni di euro. Il processo è previsto in primavera, aprile del 2020.