L'agenzia delle entrate ha contestato a Fca di aver sottostimato le attivita' americane di Chrysler per un totale di 5,1 miliardi di euro. La controversia riguarda la ristrutturazione di ottobre 2014, dopo l'acquisto del marchio Usa da parte di Fiat.
Secondo il fisco la cifra totale degli asset del marchio Usa sarebbe stata di 12,5 miliardi di euro mentre il costruttore italiano ne avrebbe denunciati solo 7,5.
Questione di plusvalenze
L'operazione con Chrisler, avrebbe innescato la cosiddetta 'tassa di uscita' sulle plusvalenze realizzate dalle societa' quando spostano almeno una parte della propria attività al di fuori del Paese. Nel 2014 l'Italia aveva un'aliquota d'imposta del 27,5% circa, che porterebbe a ipotizzare una multa fino a 1,3 miliardi in euro (1,5 miliardi di dollari). I negoziati in corso - e che dovrebbero chiudersi entro il 2019 - tra il gruppo e l'Agenzia delle Entrate potrebbero comunque portare a una riduzione dell'importo dovuto.
Vicenda nota
A proposito della contestazione del fisco, Fca ha dichiarato in una nota di "non condividere le considerazioni contenute nella relazione preliminare" e di "attendersi una sostanziale riduzione dei relativi importi. Qualsivoglia plusvalenza tassabile sarebbe compensata da perdite pregresse, senza esborso di liquidità o conseguenza sui risultati".
Il contenzioso era stato segnalato nella trimestrale al 31 ottobre di Fca e quindi già portato a conoscenza anche di Psa, con cui il gruppo italo americano è attualmente in trattative per una fusione.