Nell’Unione europea la diffusione dei veicoli ad alimentazione alternativa è fortemente squilibrata. Ad affermarlo è l’Acea, l’associazione continentale dei costruttori automobilistici, che in un report sottolinea come le vendite di auto elettrificate, per quanto in aumento, siano ancora disomogenee e si concentrino soprattutto nei Paesi nord-occidentali.
Settore in crescita ma pesano gli squilibri
“Nonostante in Europa la quantità dei veicoli a basse emissioni stia crescendo, c’è molta differenza tra aree geografiche", ha dichiarato Eric-Mark Huitema, direttore generale dell’Acea. Queste differenze sono estremamente preoccupanti, perché se davvero vogliamo accelerare verso il passaggio ad una mobilità sostenibile, dobbiamo assicurarci che nessuno Stato e nessun cittadino venga lasciato indietro in questo percorso”.
Lo scorso anno nell’Unione lo share degli Ecv (Electrically Chargeable Vehicles, ovvero le auto totalmente elettriche sommate alle ibride plug-in) sulle vendite totali è cresciuto del 2%. Quello delle ibride non ricaricabili (full e mild hybrid) del 3,8%. Tuttavia, vi è un’enorme differenza tra le 67.504 Ecv vendute in Germania nel 2018, e le appena 93 della Lettonia.
In valore assoluto, dopo la Germania si posizionano Regno Unito (59.911 auto), Francia (45.587), Olanda (29.695) e Svezia (28.327). Dopo la Lettonia, i Paesi che hanno venduto il numero minore di elettriche sono Estonia (118), Lituania (143), Bulgaria (220) e Slovacchia (293). Per quanto riguarda lo share di veicoli a batteria sul totale, si passa dall’8% della Svezia allo 0,2 della Polonia.
Un fattore correlato con il reddito
I dati dell’Acea mettono in luce non solo una netta divisione tra est e ovest, ma anche tra nord e sud. Ad esempio, in Italia e Spagna, rispettivamente quarta e quinta economia in Europa, le vendite di veicoli elettrici sul totale rappresentano meno dell’1%.
“Il grado di diffusione dei veicoli elettrificati è strettamente correlato con gli standard di vita”, si legge nel documento. Tutti i Paesi che presentano una share di veicoli ricaricabili inferiore all’1% hanno infatti un Pil pro capite al di sotto dei 29mila euro. Viceversa, in quelli dove i veicoli a batteria venduti superano il 3,5% il Pil è maggiore di 42mila euro. Nel 2018 i sei Paesi europei con reddito maggiore (Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Olanda) hanno generato oltre l’80% della domanda complessiva di Ecv.
Italia leader per Gpl e metano
Nel rapporto dell’Acea sulle alimentazioni alternative rientrano anche le propulsioni a metano e Gpl (che sono combustibili fossili, ma emettono una minore quantità di Co2 rispetto ai carburanti tradizionali), oltre che quelle a idrogeno.
Le auto a metano ottengono un discreto successo solo in Italia e Germania, che da sole contano per il 74% delle vendite totali. Per quanto riguarda il Gpl, l’Italia emerge come un vero e proprio caso unico a livello europeo: nel nostro Paese i veicoli a Gpl venduti lo scorso anno sono stati il 6,4% del totale, contro una media europea dello 0,5.
Idrogeno ancora marginale in Europa
Infine, l’idrogeno risulta avere un peso marginale in tutti i Paesi europei. Al primo posto si posiziona nuovamente la Germania con 154 auto, seguita da Francia e Gran Bretagna, entrambe con 36 vetture, Olanda (13), Belgio (8) e Danimarca (5). Impossibile in questo caso stilare una classifica dei Paesi peggiori: negli altri Stati per l’idrogeno non esiste (ancora) alcun mercato.