Yamaha rinuncia all’idea di entrare nel mercato automobilistico. Lo ha rivelato al portale AutoCar il portavoce Naoto Horie durante il Salone di Tokyo: “Le quattro ruote non sono più presenti nei nostri piani a lungo termine. La decisione è stata presa dal presidente Yoshihiro Hidaka il quale ritiene che sarebbe impossibile distinguerci dalla concorrenza. Le auto sportive hanno un grande fascino, con marchi che hanno accumulato anni di esperienza nel settore: è difficile competere realizzando prodotti innovativi. Stiamo valutando altre possibilità come elettrificare la gamma di motociclette e realizzare bici a batteria”.
Tentativi a vuoto
Nel 2013 e nel 2015, il costruttore di moto aveva presentato due concept, Motiv e Sports Ride, supercar leggere basate sul sistema di produzione “Superlight” di Gordon Murray, ingegnere di molte delle monoposto di Formula 1. Il progetto prevedeva - tra l'altro - una riduzione del 40% di emissioni di C02 durante l’intero ciclo di vita delle vetture e combinava un telaio in alluminio ad alta resistenza con pannelli compositi in fibra di carbonio con un peso inferiore del 50% rispetto alle piattaforme standard in metallo.
Idea che viene da lontano
Yamaha ha coltivato la possibilità di produrre auto da corsa già dal 1993 quando costruì il prototipo OX99-11, una sorta di monoposto da Formula 1 per uso stradale. La concept car - con telaio e scocca in alluminio - era alimentata da un potente motore V12 da 3.5 litri (lo stesso montato sulle vetture da gara di Brabham e Jordan) depotenziato a 400 cavalli e 10mila giri.
La sportiva - mai messa in commercio - sarebbe stata in grado di raggiungere i 350 chilometri all'ora scattando da 0 a 100 in 3,2 secondi. L’unica portiera si apriva ad ala di gabbiano così da agevolare l’ingresso nell’abitacolo - in grado di ospitare due passeggeri - protetto da un vistoso cupolino.
Costruita in soli 3 esemplari (più un telaio vuoto dimostrativo), la OX99-11 non è stata più sviluppata anche per il pessimismo di Yamaha, che la riteneva difficile da vendere in serie: il prezzo stimato era - al cambio di allora - di circa 750mila euro. Oggi supererebbe il milione e 200mila.