L’avvento dei robotaxi potrebbe essere più lontano di quello che si pensava, e nella Silicon Valley le startup della guida autonoma stanno correndo ai ripari. Molte aziende che puntavano sul business dei servizi di ride-hailing autonomi, come Uber o Phantom, si stanno orientando verso usi alternativi delle loro tecnologie. "Questa tecnologia è ancora lontano", ammette con Automotive News Bryan Salesky, ceo di Argo, che pure quest'anno ha ricevuto investimenti sulla guida autonoma per 2,6 miliardi di dollari da parte di Volkswagen e di 1 miliardo da parte di Ford.
Un business dai contorni incerti
A causa di una serie di problemi, tra cui i costi, la complessità e le controversie legali, per la diffusione di massa dei veicoli autonomi potrebbero volerci ancora molti anni. Quello dei robotaxi è considerato il settore più promettente per le applicazioni della guida autonoma (secondo gli analisti potrebbe fruttare miliardi di dollari entro il 2030), molte aziende tuttavia stanno guardando con un interesse crescente a campi dove le loro conoscenze potrebbero venire impiegate con successo già oggi.
Guardare alle alternative
La Phantom Auto, impegnata nello sviluppo del controllo remoto per vetture e veicoli commerciali, sta riversando le proprie tecnologie sui robot per le consegne porta a porta e sui muletti per gestire le spedizioni. “Dobbiamo capire fino a che punto è possibile impiegare la tecnologia della guida autonoma allo stato attuale – ha dichiarato alla Reuters il co-fondatore della startup, Elliot Katz -. Si tratta di sfruttare tutte le opportunità che ci vengono offerte, sia nell'immediato che nel medio-lungo periodo".
Anche Navya, azienda francese specializzata nello sviluppo di navette autonome, che spera di poter testare su strada entro il prossimo anno, sta considerando di riversare il suo know-how in settori dove la regolamentazione è meno stringente. Tra i progetti a cui la startup sta lavorando vi sono veicoli autonomi per la consegna della corrispondenza, per l’agricoltura, la logistica e per gli spostamenti all’interno di in industrie, cantieri e aeroporti.
Per molti una scelta forzata
Secondo Egil Juliussen, ricercatore del centro di analisi IHS Markit “Utilizzare le attuali conoscenze negli ambiti non collegati al mondo dell’automotive può essere la soluzione per dare alla tecnologia uno sbocco immediato sul mercato. E’ una via più semplice per affinare sul campo l’intelligenza artificiale, e per alcune startup della guida autonoma è anche l’unica possibilità di sopravvivenza nel breve-medio periodo”.
L'eccezione Waymo
General Motors aveva in programma il lancio di una flotta di robotaxi della sue divisione CAruise entro la fine del 2019 ma ha poi dovuto posticiparne "almeno fino al 2020" il debutto per garantire maggiore sicurezza.
Mentre molte aziende potranno vedere circolare i propri veicoli senza conducente solo in un futuro lontano, per Waymo, società appartenente alla galassia Google, si tratta già di una realtà. Il 5 dicembre 2018 la società spin off di Google ha fatto dvbuttare il primo servizio - ancora sperimentale - di robotaxi al mondo. Waymo One.
A luglio 2019, nel primo mese di un progetto pilota per l’utilizzo di robotaxi promosso dalla California Public Utilities Commission (CPUC), le navette autonome della società americana hanno trasportato 6,300 passeggeri in oltre 4,600 corse.
Per il momento sia a Phoenix che in California un guidatore deve essere sempre presente all’interno dei minivan Chrysler Pacifica per assumere il controllo del mezzo in caso di necessità. La CPUC sta ora lavorando per definire un secondo progetto pilota, che vedrà l’utilizzo di navette autonome prive del conducente umano d’emergenza.