FRANCOFORTE - L’Acea (Associazione europea dei costruttori di automobili) chiede un piano urgente alle istituzioni dell’Unione per agevolare il passaggio alla mobilità a zero o basse emissioni nel Vecchio continente. “Se si vogliono raggiungere gli obiettivi di CO2 per i prossimi anni stabiliti dall'Ue - 95 grammi di CO2 per chilometro nel 2020-21 e 59,4 nel 2030 (-37,5%) - le vendite di veicoli a batterie dovranno crescere rapidamente. Così come le infrastrutture”, dice dal Salone di Francoforte Carlos Tavares, presidente di Acea e ceo del gruppo Psa.
“Vogliamo spostarci il più rapidamente possibile verso la mobilità a emissioni zero. Ma questa transizione è una responsabilità condivisa che richiede un approccio da parte di tutti, costruttori e istituzioni", puntualizza Tavares.
Il rapporto di Acea sullo stato di avanzamento delle infrastrutture di rifornimento di energia mostra che nel 2018 c’erano meno di 145mila punti di ricarica. Nel 2030 ne saranno necessari almeno 2,8 milioni per alimentare un mercato di vetture che saranno - qualora i costruttori dovessero rispettare i limiti imposti dall’Ue - in buona parte ibride plug-in o elettriche.
Non bastano le infrastrutture
“Non bastano però le infrastrutture, servono anche incentivi statali all’acquisto di vetture di questo tipo che siano sostenibili e coerenti in tutti i paesi dell’Unione Europea. Serve un piano comune”, prosegue Tavares. Il rapporto evidenzia il grande squilibrio del posizionamento delle infrastrutture di ricarica sul territorio dell’Ue, dato che in quattro paesi (Olanda, Germania, Francia e Regno Unito) si trovano più del 75% di tutte le colonnine del Vecchio continente.
Un altro problema riguarda l’accessibilità di questi modelli. Le auto elettriche sono ancora troppo costose e le ibride plug-in hanno un prezzo medio superiore di circa 3.500/4mila euro rispetto alle corrispondenti versioni benzina o diesel. E infatti si vendono di più nei paesi più ricchi: “Tutti gli Stati membri dell'Unione con una quota di mercato auto elettriche inferiore all'1% hanno un pil pro capite che non supera i 29mila euro”.
Alcuni segmenti rischiano l’estinzione
Secondo Tavares è a rischio la mobilità di massa: “Dobbiamo salvaguardare il diritto alla mobilità delle persone indipendentemente da dove vivono e dalla loro condizione economica”. Se i costi di vetture a zero o basse emissioni non diminuiranno i segmenti A e B (i più venduti) rischieranno l’estinzione: i bassi prezzi di vendita non riusciranno a compensare gli investimenti necessari per l’elettrificazione di tali modelli.