“Come parla?! Come parlaaa?? Le parole sono importantiii!!!”, gridava un esasperato Nanni Moretti in una celebre scena di “Palombella Rossa”. Sotto accusa impoverimento e involgarimento del linguaggio, dovuti all’intollerabile invasione di frasi fatte e luoghi comuni, e all’abuso di inutili inglesismi.
L’infortunio di sabato scorso, a Monterey (California), durante un’asta RM Sotheby’s, invece, non è dovuto a errori di lessico ma pare di pronuncia o quantomeno di comprensione. Qualcuno, infatti, ha confuso "diciassette" (seventeen) con "settanta" (seventy) facendo volare alle stelle la quotazione dell’unica Type 64 esistente – la "madre di tutte le Porsche" – realizzata nel 1939. Nel clamore generale, l’auto – che Sotheby's pensava di vendere intorno ai 20 milioni di dollari – è schizzata a 70 milioni dopo il lancio a 13 (thirteen) scambiato però per 30 (thirty). A quel punto, il battitore si è reso conto, non senza imbarazzo, del clamoroso qui pro quo. Malgrado i molti tentativi di rianimare l’asta, nessuno ha fatto un’offerta superiore e la Type 64 è tornata mestamente a casa, con... la marmitta tra le ruote.
Cosa fa la differenza
La Porsche schizzata a 70 milioni sarebbe stata la quotazione più alta di sempre, che avrebbe fatto impallidire persino i 48,8 milioni di una Ferrari 250 GTO del 1962. Ma il 30 (thirty) era appunto 13 (thirteen), il 40 (forty) era 14 (fourteen), il 50 (fifty) era 15 (fifteen) e il 60 (sixty) era 16 (sixteen). Da lì al 70 al posto del 17, il passo è stato davvero brevissimo. Tutta colpa di una sillaba: l’ultima.
In certe lingue – e l’inglese è tra queste - la durata di una sillaba può fare la differenza. E che differenza! Sillaba breve: cifra lunga; sillaba lunga: cifra breve, verrebbe da dire, se perdonate ironia ed eccesso di semplificazione. ‘Thirty’, ‘forty’ e ‘seventy’ – con il ‘ty’ che, quanto a durata, equivale al nostro ‘ti’ - significano, rispettivamente ‘trenta’, ‘quaranta’ e ‘settanta’; ‘thirteen’, ‘fourteen’ e ‘seventeen’ – con il ‘teen’ che dura quanto il nostro ‘ti-in’ – significano, invece: ‘tredici’, ‘quattordici’ e ‘diciassette’. Non a caso, i ragazzi tra tredici e diciannove anni vengono definiti ‘teen-ager’. Se li chiamassimo tin-ager, li trasformeremmo in una generazione di latta o stagno.
Pronuncia e "malinteso"
Di chi è stato l’errore? Pare del battitore stesso, un signore olandese, la cui pronuncia avrebbe tratto in inganno gli astanti. “Non sono 70: sono 17!”, ha detto, non appena ha notato la cifra indicata dagli schermi. La sala ha rumoreggiato, tra ironia, delusione e disappunto. Qualcuno, indispettito, se n’è andato, parlando di "brutto scherzo".
In una nota, la casa d’aste ha replicato che si è trattato solo di uno "sfortunato malinteso, amplificato dall’eccitazione che regnava nella sala". Sia come sia, il pallanuotista di “Palombella Rossa” aveva ragione da vendere. Ma, forse, il battitore olandese si è lasciato suggestionare da un’interpretazione eccessivamente fantasiosa delle parole "Flying Dutchman’".