La mobilità elettrica per l'Italia rappresenta un'enorme opportunità di crescita non solo a livello industriale, ma per l'intero sistema paese: se si sfruttano appieno le potenzialità, nel 2030 potrebbero essere più di 10mila le imprese impegnate nell'e-mobility made in Italy con un fatturato che potrebbe sfiorare i 100 miliardi di euro, 98 per la precisione.
Fca entra nel gruppo
È quanto emerge da uno studio realizzato da The European House Ambrosetti in collaborazione con Motus-E, una realtà nata nel 2018 che riunisce operatori industriali, mondo accademico e associazionismo, alla quale ha appena aderito anche Fca insieme a Cnh, la divisione che si occupa di veicoli industriali.
Valore 6 miliardi
La ricerca ha analizzato come si presenta oggi la filiera italiana della mobilità elettrica che al momento vale circa 6 miliardi di euro: composizione, dimensione e caratteristiche delle aziende nei vari segmenti (manifatturiero, vendita, utilizzo e post vendita, rete infrastrutture, riciclo e seconda vita), distribuzione territoriale, fatturato, grado di innovazione e potenziale di sviluppo.
E-car alla riscossa
"Possiamo ragionevolmente sostenere che il settore in Italia, dal 2013 al 2017, sia cresciuto in media del 28,7% l'anno e il trend continua ad accelerare", sostiene Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel X, divisione del gruppo Enel per i prodotti innovativi.
"Da giugno 2018 a giugno 2019, le vendite di e-car è aumentata del 225%", aggiunge Venturini, "in termini assoluti si tratta di numeri ancora ridotti: nel nostro Paese sono poco meno di 25mila le vetture a batteria su un circolante di circa 18 milioni di automobili, ma le stime sull'Italia indicano che nel 2030 la metà del parco sarà elettrificato, comprendendo anche le ibride plug-in".
Piccole e grandi imprese elettriche
Stando alla ricerca, le realtà imprenditoriali già attive nel settore in maniera esclusiva sono 168, ma se si considerano anche quelle collegate alla mobilità elettrica, pur non essendo questo il loro core business prioritario, la platea si allarga di molto.
"Abbiamo contato circa 15mila imprese coinvolte", sottolinea Lorenzo Tavassi, responsabile Area scenari e intelligence di Ambrosetti. E non solo: "Ci sono professionalità, competenze e capacità innovative per crescere molto di più e vincere questa sfida".
Le potenzialità coinvolgono tutto il Paese: se, infatti, circa la metà delle imprese e del fatturato è concentrato nel nord ovest (Lombardia in testa con il 39%), cresce il peso di centro Italia e Mezzogiorno (il Lazio vanta una quota pari al 21% di presenze e la Campania all'8%).
Start up, valore aggiunto
"L'analisi svolta dimostra come la filiera della mobilità elettrica integri, da monte a valle, molteplici attività legate non solo alla tradizione che l'Italia vanta nell'automotive e nella componentistica, ma anche a prodotti e servizi innovativi e cross-industry (soprattutto start up, ndr)", aggiunge Tavazzi, "questo valore aggiunto del made in Italy, però, va sfruttato con azioni mirate".
Non perdiamo questo treno
Cinque le priorità individuate: crescita dimensionale delle aziende attualmente composte per lo più da imprese piccole e medie; scambio di competenze; più internazionalizzazione; integrazione dei modelli di business e maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.
"Solo così", conclude Tavazzi, "l'Italia potrà cavalcare l’onda della crescita del settore e rafforzare la propria presenza sul mercato domestico e all'estero: è un'opportunità storica, non perdiamo questo treno".