Per l’Europa sulle batterie è arrivato il momento di fare sul serio. Il recente annuncio della nascita del progetto "Battery Airbus" - la collaborazione tra Francia e Germania in tema di ricerca e sviluppo degli accumulatori per automobili elettriche - è la conferma che il Vecchio continente vuole dire la sua in un business che, finora, è stato dominato esclusivamente dalle attivissime aziende asiatiche.
Per l’occasione i ministri dell’economia delle due super potenze continentali Bruno LeMaire e Peter Altmaier hanno annunciato un investimento complessivo tra i 5 e i 6 miliardi di euro. Una parte – circa 1,28 miliardi – arriveranno da Bruxelles sotto forma di un sussidio pubblico a cui la Commissione europea ha già dato il proprio assenso. Il progetto prevede l’apertura di un primo stabilimento da 500 dipendenti in territorio francese a cui faranno seguito altri due più grandi, probabilmente in Francia e in Germania.
All'inizio dell'anno Mercedes aveva annunciato a sua volta l'intenzione di aprire un impianto da 1.000 posti di lavoro in Polonia. Volkswagen, invece, ha aderito allo European Battery Union, consorzio internazionale di cui fa parte anche il produttore svedese Northvolt.
Contrattacco all’Asia
Il “Battery Airbus” è uno strumento importante soprattutto per combattere lo strapotere dei giganti asiatici del settore. Il più grande costruttore di batterie agli ioni di litio al mondo attualmente è la cinese CATL (che rifornisce anche le Case tedesche Mercedes, Bmw, Volkswagen, oltre a una gran parte dei costruttori locali nel suo Paese).
Dalla Corea arrivano gli accumulatori di Lg Chem e Samsung, mentre in Giappone il principale produttore è Panasonic che rifornisce soprattutto le Tesla ma che sta anche lavorando con Toyota alla prossima generazione di batterie, quelle allo stato solido (a cui è molto interessato soprattutto il gruppo Volkswagen) che hanno il vantaggio di ricaricarsi molto più velocemente e che - in futuro - saranno competitive anche dal punto di vista del prezzo.