"Si profila il rischio che l'azienda francese Bollorè cessi la produzione dell'auto elettrica nello stabilimento di Bairo Canavese: si chiuderebbe così l'unica filiera produttiva di vetture a batterie oggi presente in Piemonte con la conseguente perdita del posto di lavoro per 46 lavoratori ex Pininfarina". A lanciare l'allarme è Claudio Chiarle, segretario della Fim-Cisl Torino e Canavese.
Produzione a rischio stop
Ricordiamo che nel 2016, il Comune di Torino ha affidato a Bluecar, operatore di car sharing del gruppo Bollorè, il primo servizio in Italia di auto condivisa a zero emissioni (denominato Bluetorino) ed ha scelto lo stabilimento ex Pininfarina di Bairo Canavese (in provincia di Torino) per assemblare le sue city car elettriche destinate non solo a operare nel capoluogo piemontese ma anche nelle altre città in cui è già presente (Parigi, Lione, Bordeaux, Londra, oltre a Indinapolis, negli Usa).
Il sindacato spiega che il contratto di affitto di ramo d'azienda che prevede l'utilizzo dell'impianto di Pininfarina scadrà nel 2022 ma può essere interrotto tre anni prima e, precisamente, il 30 giugno 2019. Finora però il gruppo francese non ha ancora manifestato le sue intenzioni in merito.
Allarme per quasi 50 addetti
"Nell'ultimo incontro con i rappresentanti aziendali locali e le organizzazioni dei lavoratori", sottolinea il sindacato Uilm, "i responsabili francesi di Bluecar ci hanno detto di non aver ancora una risposta ufficiale sulla continuazione o meno per i prossimi tre anni della loro presenza sul sito Bairo". Un impianto dove vengono assemblate in media 500 auto elettriche del marchio Bluecar con punte anche di mille.
"Se i francesi dovessero lasciare", ribadiscono i sindacati, "sarebbe un'ulteriore beffa per Torino e il Piemonte che non sarebbe in grado di trattenere sul territorio l'unico costruttore, oltre a Fca".
"In questo momento, stando alle nostre informazioni, il polo di Bairo ha lavoro fino a fine anno", concludono Cisl e Uilm, "Riteniamo urgente un coinvolgimento della politica e delle istituzioni per non dissipare questo patrimonio e chiederemo a Pininfarina, che è ancora proprietaria dello stabilimento, di farsi anche carico del suo futuro occupazionale garantendo il riutilizzo dei lavoratori".