Per la Fiat il 1969 è l’anno della trazione anteriore: non solo per il lancio della 128, primo modello del marchio ad adottare questa soluzione tecnica, ma anche per il debutto, a livello di gruppo, di due Autobianchi dai destini decisamente opposti.
La casa di Desio, già protagonista della svolta “tutto avanti” nel 1964 con la Primula, mette in campo infatti la piccola A112, risposta italiana alla Mini britannica e dal grande futuro, e una medio-compatta di tono, la A111, che invece non avrà fortuna nonostante molte caratteristiche di pregio.
Forme classiche
Nell’aspetto, la A111 è una berlina dalla impostazione decisamente più classica rispetto alla formula originale della Primula: quattro porte tre volumi dalle forme squadrate completamente diversa dalla più moderna e versatile fisionomia due volumi (due, tre, quattro, cinque porte) della vettura che va a sostituire. Frutto di un progetto inizialmente destinato ad una nuova Fiat, che lascerà però il posto a quello più convenzionale con trazione posteriore della 124, la A111 cerca spazio in una fascia di mercato che guarda alle categorie superiori pur mantenendo dimensioni intorno ai quattro metri di lunghezza.
Interni di qualità
Spaziosa all’interno e con ampio bagagliaio, la vettura offre un abitacolo ben curato, con allestimenti sobri e di qualità: dai sedili rivestiti in panno (finta pelle o misto panno-finta pelle) alla plancia con finiture in legno, alla moquette sul pavimento. Non mancano il bracciolo centrale estraibile posteriore e qualche ricercatezza come il portasigarette sulla consolle centrale o le luci sui battenti delle portiere, prerogativa all’epoca di lussuose limousine. Un ambiente accogliente, nell’estetica e nella sostanza, lontano dunque dal carattere utilitario della 124, della quale di fatto la berlina Autobianchi rappresenta una alternativa dagli accenti più raffinati.
Buone prestazioni
D’altra parte, dalla variante Special del modello Fiat, la A111 eredita il motore 1.400 da 70 cavalli (adottato anche dalla versione coupé S della Primula), potente quanto basta a fornire prestazioni di buon livello, con velocità massima che sfiora i 160 chilometri orari e accelerazione da 0 a 100 in poco più di 12 secondi: non siamo all’altezza di una Giulia Alfa Romeo ma nemmeno troppo distanti.
Del pacchetto tecnico fanno parte inoltre il cambio a quattro marce sincronizzate e quattro freni a disco servoassistiti con regolatore di frenata, mentre lo schema delle sospensioni è convenzionale con ponte rigido e balestre al retrotreno. Su strada, il temperamento non incide negativamente sui consumi, che si mantengono su valori mai eccessivi, e il prezzo dell’auto non è esorbitante: 1.350.000 lire, 150.000 in più della 124 Special che è una trazione posteriore meno dotata.
Già alla fine del 1970 appare una seconda serie, con modesti aggiornamenti (legno anche sui fianchetti laterali delle portiere, paraurti privi di rostri e nuovi gruppi ottici posteriori), che comunque non fa decollare le richieste e nel 1972, dopo circa 60mila unità vendute, la berlina di Desio chiude la carriera senza eredi.