LONDRA - La Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Europa è stata rimandata. Di nuovo. Prossima scadenza, il 31 ottobre 2019. La Smmt - l'associazione inglese dei costruttori auto - è soddisfatta del fatto che si sia evitato sul filo di lana almeno un addio traumatico senza accordi commerciali. Ma passa subito al contrattacco.
"E' totalmente inaccettabile - si legge in una dichiarazione del ceo Mike Hawes sul sito della Smmt - che, a due anni dall'inizio delle trattative con Bruxelles, l'industria non abbia ancora idea di come saranno le nostre relazioni con l'Europa. L'incertezza ha già creato seri problemi: molti impianti sono stati costretti a chiusure forzate, gli investimenti sono stati tagliati e innumerevoli posti di lavoro sono andati perduti".
Sull'orlo del precipizio
La nota degli industriali automotive britannici prosegue tirando in ballo direttamente le principali istituzioni del Paese: "Questa situazione non può continuare. Governo e parlamento devono utilizzare al meglio questo rinvio, intanto cancellando definitivamente il rischio di un 'no deal'. Devono anche garantire una soluzione positiva a lungo termine che ci consegni la possibilità di commerciare senza ostacoli. Se falliranno, il 31 ottobre ci troveremo di nuovo a fronteggiare il precipizio di un'uscita al buio".
Impianti fermi
I contraccolpi del prolungato clima di incertezza sull'industria automobilistica britannica - che impiega oltre 850mila persone - sono già evidenti. Questa settimana quasi tutti gli impianti di produzione presenti nel Regno Unito sono rimasti chiusi, per evitare problemi legati a un eventuale "no deal".
La Brexit era prevista inizialmente per il 29 marzo e quindi, dopo un primo breve rinvio, per il 12 aprile. Jaguar Land Rover, Bmw, Rolls Royce, Vauxhall hanno tutte fermato la produzione per una o due settimane e anche Honda ha comunicato di essere pronta a serrare i cancelli.