LONDRA - L'industria dell'auto inglese è ferma. Da lunedi mattina 8 aprile gli impianti di Jaguar Land Rover sono chiusi per tutta la settimana. Motivazione ufficiale: prepararsi alle conseguenze della Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea prevista prima per il 29 marzo e poi rinviata - almeno per ora - fino al 12 aprile.
Tutto fermo
Stessa sorte per le fabbriche della Mini (gruppo Bmw) e della Rolls Royce che non hanno aperto i cancelli questa settimana, così come quelle della Vauxhall, gruppo Psa, che hanno anticipato ad aprile la chiusura estiva. Honda aveva annunciato un provvedimento simile, parlando di "sei giorni senza produzione" ma non ha poi comunicato quando le catene di montaggio si bloccheranno.
Dalle fabbriche interessate dallo stop sono uscite nell'anno passato 750mila dell'1,52 milioni di vetture prodotte nel Paese. Chiusi anche gli impianti che si occupano di motori: quello di Jaguar Land Rover a Wolverhampton e di Hams Hall per Mini. Honda intende fermare il proprio per sei giorni, verosimilmente gli stessi in cui non usciranno le auto dalla catena di montaggio.
Scenario difficile
In caso di Brexit senza accordo - cioè la situazione attuale - l'industria automobilistica inglese potrebbe andare incontro a diversi problemi come ritardi nelle consegne, maggiori difficoltà burocratiche e inevitabilmente una crescita delle tariffe del 10%.
Honda ha già annunciato che intende spostare la produzione in Giappone e chiudere la fabbrica di Swindon che impiega 3.500 operai. Anche Nissan ha comunicato che l'X-Trail non verrà realizzato, come previsto inizialmente, negli impianti di Sunderland. Nel Regno Unito il settore automotive dà lavoro a circa 850mila persone.