BRUXELLES - A 70 anni dalla sua nascita lo stabilimento belga del gruppo Volkswagen accoglie una nuova sfida: produrre l'Audi e-tron, il suv 100% a batteria della Casa di Ingolstadt. Dal 1949 questo sito ha dato la vita a 25 modelli, molti dei quali hanno segnato la storia del gruppo Volkswagen. A cominciare dal Maggiolino e poi dalla prima generazione del pulmino Transporter, icona degli anni '60. Nel 1961 viene assemblata anche la Porsche 356, antenata della 911. Oggi da qui si guarda al futuro.
Com'è oggi
Nel 2017 l'impianto belga è stato rinnovato e ampliato per la produzione del suv elettrico: il risultato è un'estensione di 54mila metri quadrati. I lavori hanno permesso una ristrutturazione della catena di montaggio, oltre alla realizzazione di un nuovo reparto per l'assemblaggio delle batterie. I 2.700 dipendenti (di cui 1.800 impiegati direttamente nelle fasi del processo produttivo) hanno ricevuto corsi di aggiornamento e training per un totale di 200mila ore, necessari per accogliere al meglio i nuovi compiti.
Lo stabilimento sfrutta un impianto fotovoltaico che corre per una superficie complessiva di 37mila metri quadrati: l'installazione dei pannelli solari permette di ridurre le emissioni di CO2 di 14.230 tonnellate, oltre a generare 3.000 megawattora di energia elettrica all'anno.
Dalle celle...
La visita allo stabilimento inizia dal padiglione dove vengono realizzate le batterie, suddiviso in cinque differenti linee produttive: a Bruxelles arrivano solo le celle agli ioni di litio, acquistate dal colosso coreano LG. Audi è a lavoro per ampliare il contratto di fornitura alla Samsung. Le singole unità vengono assemblate da bracci meccanici automatizzati, sotto l'occhio vigile di pochi operai: il risultato è un pacco composto da 36 moduli (poggiati su una lastra di alluminio), per un totale di 706 chilogrammi di peso e 95 chilowattora di capacità (il consumo medio di una famiglia per 10 giorni). Il raffreddamento avviene tramite un liquido refrigerante, mai a diretto contatto con gli accumulatori.
… al prodotto finito
Il pacco batterie viene trasportato con l'ausilio di piattaforme mobili automatizzate verso una seconda fase, il "matrimonio": gli accumulatori si unisco allo chassis della vettura. Al momento della congiunzione, il basamento già dispone dei due motori elettrici, scatola della trasmissione, sospensioni e freni a disco.
Tramite un sistema di montacarichi avanzato, la piattaforma - unita alla batteria - è soggetta ad un secondo "matrimonio": l'unione del basamento con il corpo vettura, una delle fasi più delicate dell'intera produzione. A detta dei manager Audi questo specifico processo genera cosiddetti "colli di bottiglia", non ancora risolti dagli ingegneri dello stabilimento: nelle realtà industriali (generalmente manifatturiere) alcuni singoli passaggi della catena - poichè particolarmente complessi - impiegano più tempo del dovuto, rallentando l'intero processo.
Una volta terminata la seconda congiunzione, gli operai - coadiuvati dalle macchine - montano (nel seguente ordine): cockpit (display della vettura), cristalli, maschera frontale, sedili, cerchi, sterzo e pannelli porta.
Ancora in "Ramp up"
La produzione dell'e-tron è iniziata ufficialmente il 3 settembre 2018, tuttavia l'impianto è ancora in fase di avviamento, o "Ramp up" usando il termine anglosassone. Tutto dipenderà dalla domanda. Intanto l'impianto ha sfornato suv a sufficienza per soddisfare le attuali richieste europee. D'ora in poi si lavora per Stati Uniti e Cina.
Nel vecchio Continente, secondo il costruttore, si parla di 20mila e-tron commissionati per buona parte nei paesi scandinavi. In Italia gli ordini ammontano a circa 200 unità, ma le consegne procedono ancora un po' a rilento: il suv di Ingolstadt non compare tra i 10 modelli 100% a batteria più venduti del 2019 (gennaio-febbraio), mentre ne sono stati immatricolati 10 nel secondo mese dell'anno.