La Securities and Exchange Commission - la Consob americana, l'ente di controllo della Borsa - muove di nuovo pesanti accuse contro Elon Musk, questa volta per il post pubblicato sulla sua pagina Twitter il 20 febbraio 2019 riguardo ai valori produttivi futuri (non garantiti) di Tesla. L'autorità statunitense è al lavoro per portare la vicenda in un'aula di tribunale federale.
I dettagli
In un primo tweet l'imprenditore sudafricano ha promesso 500mila nuove vetture entro il 2019, per poi correggersi in un secondo post, condiviso subito dopo: "500mila è la produzione media attesa (10mila auto a settimana), le consegne previste si aggireranno intorno alle 400mila unità".
Il valore del titolo del costruttore californiano è sceso del 4% circa, passando da 304 a 291 dollari (chiusura del 21 febbraio 2019). Una perdita che è costata - quel giorno - miliardi ai proprietari della Casa americana. Attualmente le azioni vengono scambiate intorno ai 296 dollari, ma l'inseguirsi delle notizie ha provocato uno scivolone ulteriore a Wall Street del 3%.
La storia si ripete
Il tweet avrebbe violato l'accordo faticosamente raggiunto tra il manager e la commissione dopo l'uscita del 7 agosto scorso quando Musk aveva parlato del delisting di Tesla - l'addio alla quotazione in Borsa - col risultato di ricevere una multa da 20 milioni di dollari (+ altri 20 milioni comminati all'azienda) e l'inibizione a rimanere presidente della società per i prossimi tre anni.
L'imprenditore sudafricano non sembra preoccupato per la vicenda e sottolinea su Twitter la correttezza e l'affidabilità delle informazioni divulgate: "la Sec si è dimenticata di leggere i report di Tesla, indicano chiaramente una produzione prevista tra le 350mila e le 500mila unità. Che imbarazzo... "