"Possiedo tantissime auto, alcune straordinarie, ma potrei venderle tutte domattina. Tranne una. Il mio Maggiolino decappottabile nero del 1977. Quella resterà sempre con me. Perché? Quando ero un ragazzo povero nel Texas dovevo sempre muovermi a piedi e nessuno mi dava mai un passaggio. Un giorno, mi dicevo, avrò un'auto tutta mia e sarà un Maggiolino. Poi ho iniziato a boxare, sono diventato campione del mondo e ho guadagnato tantissimi soldi, con cui ho potuto mettere su una collezione di fuoriserie. Ma devi sempre ricordare chi sei e da dove sei partito. Per questo il Maggiolino è la mia vera auto". Parole di George Edward Foreman, ex campione del mondo dei pesi massimi, imprenditore, commentatore tv, ministro della Chiesa di Gesù, nato il 10 gennaio 1949, che ha appena compiuto 70 anni.
50 perle
La collezione di auto di Foreman è composta da almeno 50 vetture, molte delle quali straordinarie e comprende alcune Ferrari - tra cui una 360 spider da 70mila dollari - una Lincoln Continental "tailor made" con interni estremamente lussuosi e i più moderni ritrovati della tecnologia di bordo. In passato il campione è stato anche proprietario di una Lamborghini Diablo. Tra le sue altre vetture ci sono anche una Mercedes R129 Sl, una Ford GT, un pick up Gmc risalente agli anni '50 e una Rolls Royce Silver Shadow acquistata nel 1974, l'anno del suo combattimento più famoso, "Rumble in the Jungle", lo scontro per il titolo mondiale, perso a Kinshasa in Zaire, contro il più grande, Muhammad Alì. Non mancano poi le vetture a stelle e strisce, in particolare le Corvette e altre Chevrolet, il marchio preferito dal pugile.
Su tutte, come abbiamo visto all'inizio, domina il Maggiolino cabrio del 1977, conservato in una zona a parte del garage che Foreman ha fatto costruire nel parco della sua residenza principale a Huffman, Texas. "Mi piace avere tante auto ma in realtà non le guido mai. Anzi, spesso mi muovo con un semplice pick up perché ho anche molti cani (11 pastori tedeschi) e per portarli in giro certo non li posso far salire su una Ferrari".
Carriera straordinaria
George Foreman è considerato uno dei 10 pugili più grandi di sempre. La sua carriera da professionista inizia nel 1969, dopo che l'anno precedente il boxeur nativo di Marshall, Texas si era fregiato della medaglia d'oro ai giochi olimpici di Città del Messico battendo in finale il russo Jonas Cepulis. Da quel momento la sua ascesa è irresistibile. Foreman boxa con una forza e una tecnica che nessuno sembra riuscire a contenere.
La controprova arriva il 22 gennaio 1973 a Kingston in Giamaica, quando sale sul ring nel match che verrà ricordato come "The Sunshine Showdown" contro l'allora Campione del mondo, l'imbattuto Joe "smoking" Frazier. Uno che solo l'anno prima aveva inflitto la prima sconfitta della sua straordinaria carriera a Muhammad Ali. Anche Foreman è imbattuto (37 vittorie, di cui 34 per Ko) ma nel match è dato sfavorito. Invece l'incontro dura fino al minuto 1.35 del secondo round. In quel lasso di tempo Frazier è finito al tappeto 6 volte e l'arbitro Arthur Mercante dichiara finito il combattimento. Foreman è campione del mondo.
L'incontro più grande di sempre
Dopo aver distrutto Ken Norton a Caracas a inizio 1974, Foreman è pronto per il più grande incontro di sempre, la difesa del titolo contro Muhammad Alì, tornato dalla squalifica per aver rifiutato la chiamata alle armi, più agguerrito che mai. Per volontà dell'organizzatore Don King l'incontro si svolge in Africa, a Kinshasa, in Zaire, allora governato dal dittatore Mobutu. Su quella battaglia sono stati scritti libri e realizzati dei film.
L'attesa è spasmodica, soprattutto quando Foreman, durante un allenamento, si ferisce a un'arcata sopraccigliare ed è costretto a rinviare il match. Intanto il suo avversario si allena tra la gente che intona come un mantra lo slogan "Alì Boma Ye". Alì uccidilo. George si è reso poco simpatico nel Paese africano anche a causa della sua passione per i pastori tedeschi. Ne ha portato uno con sé, esibendolo al proprio fianco fin dal momento in cui scendeva dalla scaletta all'aeroporto di Kinshasa. Quello che il pugile ignora è che quella razza di cani era utilizzata dalla polizia coloniale per sedare le rivolte dei cittadini dello Zaire durante l'occupazione belga.
Dirà Gianni Minà, tra i pochissimi giornalisti italiani presenti e l'unico a essere entrato nello spogliatoio di Alì dopo il match, che il campione gli avrebbe confessato di aver individuato come unica possibilità di uscirne vincitore quella di sfuggire a Foreman e incassare fino a farlo stancare per poi contrattaccare. Per questo Alì aveva fatto un allenamento mirato, abituandosi a subire colpi durissimi dal suo sparring partner: un certo Larry Holmes, soprannominato "l'assassino di Easton", che sarà a sua volta campione del mondo. "Rumble in the Jungle" viene interrotto all'ottavo round non senza polemiche. Foreman dirà di essere stato drogato prima del combattimento e sosterrà (e non solo lui stavolta) che l'entourage di Alì avesse deliberatamente allentate le corde a bordo ring per favorire lo sfidante.
Tra ritiri e ritorni
La carriera di Foreman è tutt'altro che finita nella notte di Kinshasa. Ma molte cose stanno per cambiare. Nel 1977 - dopo aver perso di misura un combattimento a Puerto Rico contro Jimmy Joung - ha un malore nello spogliatoio, causato da un colpo di calore: un'esperienza che a suo dire è stata molto vicino alla morte e che lo spingerà anche a votarsi alla religione. Il pugile è dal 1980 pastore della Chiesa del Signore Gesù Cristo e ha scritto anche un libro in proposito.
A dieci anni dal suo primo ritiro Foreman torna a combattere nel 1987 e sette anni dopo, il 5 novembre del 1994, a Las Vegas sconfigge Michael Moorer e conquista di nuovo la corona mondiale. L'incontro gli vale anche tre record. A 45 anni è il campione del mondo più anziano di sempre ed è il pugile che ha avuto l'intervallo più lungo tra due titoli mondiali (20 anni dalla sconfitta di Kinshasa). Inoltre tra lui e Moorer ci sono diciannove anni di differenza d'età: la più ampia mai registrata per un combattimento iridato.
La carriera sul ring di Foreman prosegue fino al 1998 quando - visto il fallimento dell'organizzazione di un incontro contro Larry Holmes previsto per l'anno successivo - decide di appendere definitivamente i guantoni al chiodo. Tutto finito? Macché. Nel 2004 dichiara che vuol far capire a tutti che "avere 55 anni non equivale a una sentenza di morte" e che si sta allenando per sfidare Trevor Berbick. L'incontro però non si terrà mai e sono in molti a dire che il definitivo "no" sia venuto dalla attuale moglie di George, Mary Joan Martelly.
Una vita piena
Fuori dal ring, Foreman è stato testimonial di moltissimi prodotti e soprattutto imprenditore di successo. Si calcola che il suo patrimonio ammonti a circa 250 milioni di dollari. Ha iniziato molte attività nel settore della ristorazione - oltre a possedere un ranch in Texas dove alleva cavalli e un tipo particolare di bovini - e della produzione di cibo per persone con malattie specifiche come il diabete. Sposato cinque volte, il pugile ha 12 figli, di cui 5 maschi che ha chiamato tutti come lui, George Edward: "Così - ha spiegato - abbiamo una cosa in comune. Se vinciamo o cadiamo lo facciamo comunque tutti insieme". Auguri, campione.