Il severo piano di ristrutturazione aziendale recentemente annunciato da Mary Barra - ceo di General Motors - ha raggiunto le aule del Campidoglio, la sede del parlamento americano di Washington: la top manager ha incontrato i membri del Congresso e i senatori provenienti dagli Stati (Ohio, Michigan e Maryland) che verranno colpiti dalla chiusura degli stabilimenti. Una scelta che che potrebbe mettere a rischio quasi 15mila posti di lavoro.
L'incontro - tenutosi a porte chiuse - è stato finalizzato a un accordo con le forze politiche: "Una simile decisione è difficile, ma necessaria" ha dichiarato Barra: "Il nostro obiettivo è quello di garantire a General Motors un futuro solido e duraturo. Molti dei dipendenti delle 5 fabbriche interessate dai tagli verranno riassorbiti in altri stabilimenti del gruppo".
La giustificazioni del ceo non sono bastate a placare i dubbi dei membri del Congresso, alcuni dei quali hanno richiesto il rientro sul suolo nazionale della produzione di alcuni modelli attualmente realizzati in Messico.
La borsa
In seguito alle dichiarazioni di Barra il titolo General Motors si è apprezzato del 7% circa: il 3 dicembre le azioni del costruttore di Detroit hanno raggiunto quota 39,61 dollari, per poi chiudere a 38,45 dollari.
Secondo i piani del ceo l'operazione di ristrutturazione permetterà un miglioramento dei cash flow di oltre 6 miliardi di dollari. Negli ultimi giorni il titolo sembra aver subito un subito un riassestamento: ora il valore delle azioni orbita intorno ai 35,70 dollari.
La delusione di Trump
La risposta del governo non si è fatta attendere: "Sono molto deluso della decisione intrapresa da General Motors e dal suo Ceo Mary Barra di chiudere gli stabilimenti in Ohio, Michigan e Maryland. Nessun taglio alle fabbriche in Cina e in Messico." ha dichiarato Donald Trump con un post su Twitter.