Il presidente francese Emmanuel Macron sta intensificando i tentativi di attrarre in Francia il maggior numero possibile di aziende in fuga dalla Gran Bretagna per effetto della Brexit. Corsi e ricorsi storici verrebbe da pensare, dato che nei primi anni ‘80 la politica liberista di Margaret Thatcher aveva aperto le porte della Gran Bretagna agli investimenti stranieri. In particolare, i costruttori giapponesi di auto ne avevano subito approfittato, anche per superare il contingentamento: nel 1984 Nissan apre lo stabilimento di Sunderland, uno dei più importanti siti produttivi automobilistici del Regno Unito, che oggi conta più di 6.700 dipendenti.
Favorire gli investimenti stranieri
Trentaquattro anni dopo è il presidente francese a fare quasi la stessa cosa, con l’intenzione di attirare capitali, creare nuovi posti di lavoro e di fare della Francia il polo di riferimento europeo per lo sviluppo di auto elettriche. La scorsa settimana, in occasione del Salone dell’Auto di Parigi, Macron ha organizzato una cena privata all’Eliseo invitando, tra gli altri, i capi dell'alleanza Renault Nissan Mitsubishi, Carlos Ghosn, il suo omologo di Psa (che comprende anche Opel e la sua sussidiaria inglese Vauxhall), Carlos Tavares, e il ceo di Jaguar Land Rover, Ralph Speth.
Case preoccupate
Il tentativo del presidente francese non è certo senza speranza. I manager delle principali case automobilistiche operanti nel Regno Unito da tempo esprimono forte preoccupazione per gli effetti negativi della Brexit, alcuni dei quali hanno già minacciato di spostare altrove armi e bagagli. Il gruppo Jaguar Land Rover, di proprietà indiana di Tata, ha per esempio ritardato gli investimenti in materia di mobilità elettrica proprio a causa dell'incertezza politica.
Da Toyota alla Bmw
Alcuni costruttori hanno annunciato uno stop alla produzione in caso di Brexit. In un’intervista alla Bbc Marvin Cooke di Toyota, manager dell’impianto di Burnaston nel Derbyshire dove vengono prodotte la Auris (ora Corolla) e la Avensis, ha dichiarato che la casa giapponese potrebbe essere costretta a chiudere i propri impianti produttivi nel Regno Unito per un tempo non definito se si dovesse arrivare alla Brexit senza un accordo economico con Bruxelles. La Toyota ha già uno stabilimento in Francia, dove produce la Yaris.
La posizione del costruttore giapponese è la stessa già espressa da altre Case automobilistiche, come Bmw che in Inghilterra controlla il marchio Mini. I tedeschi hanno già fatto sapere che intendono chiudere temporaneamente lo stabilimento Mini di Oxford il 1 aprile 2019. Secondo un portavoce, la decisione servirebbe a minimizzare eventuali rischi di approvvigionamento di componenti, in caso di una Brexit senza accordo. Macron si prepara.