Macchine e robot guidati da algoritmi dal 2025 svolgeranno più compiti lavorativi di quanto non ne facciano oggi gli esseri umani. Niente paura però, perché secondo il report 2018 sul lavoro del World Economic Forum, questa rivoluzione robotica non avrà effetti negativi sui posti di lavoro. Anzi, ne creerà ben 58 milioni in cinque anni. Una conferma interessante ci viene fornita osservando ciò che è successo nel “polo del lusso” automobilistico italiano, costituito da brand come Ferrari, Maserati, Lamborghini e Dallara.
Ricollocamento migliorativo
I costruttori del lusso Made in Italy hanno dovuto affrontare il problema robotizzazione in diversi settori della loro realtà, ma l’hanno risolto unendo le forze e riqualificando i lavoratori. Una partnership con Manpower Group e con il governo italiano ha permesso di investire risorse sulla formazione del personale che era rimasto senza lavoro a causa della robotizzazione. Il risultato? Dopo essersi specializzati nei settori più disparati, laminatori di fibra di carbonio, sviluppatori di piattaforme e interni o gestori del personale (Hr), oggi lo stipendio dei ricollocati è aumentato in media del 30%. Altro che demansionamento.
Il rapporto del Wef ha l’obiettivo di fornire una visione realistica di come sarà l’occupazione in un futuro neanche troppo remoto, basandosi sulle realtà operative di coloro che nelle aziende decidono come sviluppare e quanto investire sul capitale tecnologico e “umano”. Se consideriamo una visione sul lungo periodo le stime parlano chiaro: entro il 2022 le macchine supereranno gli umani per quanto concerne le ore di lavoro, ma, a quanto pare, a guadagnarci saranno i lavoratori.