L’estate calda di Elon Musk, boss di Tesla, non finisce mai. Il titolo in borsa ha perso nuovamente agli inizi della settimana, dopo aver lasciato sul terreno alla fine di quella precedente un quarto del suo valore quando Musk è apparso in un video fumando marijiuana. In California non è un reato, ma a Wall Street non hanno gradito l’ultima uscita dell’imprenditore quarantenne di origine sudafricana, forse il più discusso manager della Silicon Valley. Mentre la Sec, l’autorità di borsa, sta ancora indagando sugli effetti del suo annuncio di un delisting a mercati aperti in agosto, poi precipitosamente ritirato.
Da 2 a 47 miliardi di dollari
La caduta del titolo Tesla dietro la nuvola di fumo è stata pesante, ma non la peggiore in termini percentuali da quando nel 2010 il marchio di auto elettriche ha esordito in borsa. Una storia clamorosa, considerando che dal valore iniziale di meno di 2 miliardi di dollari, Tesla ne vale oggi 47. Come Ford e Honda, più di Gm, nonostante un bilancio costantemente in rosso. Per Market Watch, primario sito di informazione finanziaria di San Francisco, Musk resta un “erratic genius”, definizione che giustificherebbe pure l’estrema volatilità del titolo Tesla: il sito stima una media giornaliera del 2% in su o in giù, più di tre volte la media della volatilità dell’intero indice S&P 500.
7 su 25 analisti
Eppure sette dei venticinque analisti che coprono Tesla, secondo Thomson Reuters, consigliano di comprare il titolo, per loro sicuramente un “buy”. C’è un consensus su una prossima profittabilità, con un guadagno per azione di 2,86 dollari per il 2019, di 8,56 per il 2020 e di 16,83 per il 2021. Fa niente, a quanto pare, che la produzione della nuova Model 3 non sembri ancora a punto. È l’auto che dovrebbe rivoluzionare il mercato secondo Musk, ma fino adesso ha squassato il fragile sistema produttivo di Tesla e provocato molte notti insonni in chi ci lavora, a cominciare dal capo. Che ora ci fuma pure su.