LONDRA - il 20 settembre prossimo sapremo se Aston Martin si quoterà in borsa. Per quella data, infatti, sono previste nuove comunicazioni da parte del management del marchio delle auto protagoniste delle spettacolari avventure di James Bond, la spia più famosa del mondo.
Voci su una possibile quotazione alla London Stock Exchange del costruttore di Gaydon - che secondo gli analisti potrebbe avere un valore di circa 6 miliardi di dollari e immetterebbe sul mercato azioni per circa il 25% del totale - si susseguono da tempo. La mossa potrebbe essere utile - secondo i vertici di Aston Martin - per fare fronte alle incertezze che gravano sul settore automotive, in particolare quello britannico che rischia di restare stritolato tra la nuova politica protezionistica di Washington e i rischi connessi a una ormai sempre più possibile "hard Brexit", l'uscita del Regno Unito dall'Europa senza che siano stati definiti accordi commerciali sostitutivi.
Tra gli attuali investitori che potrebbero fare un passo indietro ci sarebbe anche la Investindustrial di Andrea Bonomi che ha acquistato quote del marchio inglese nel 2013. Daimler, invece, che controlla oggi il 4,9% delle azioni, rimarrebbe anche in caso di quotazione.
Successo in crescita
In attesa di novità, dalle parti di Gaydon si godono i risultati commerciali che testimoniano di una rinnovata vitalità. Nel 2017 Aston Martin ha venduto più di 5mila vetture, la migliore performance degli ultimi 9 anni, che ha generato introiti per oltre 876 milioni di dollari, il 50% in più rispetto all'anno precedente.
I primi sei mesi del 2018 confermano il trend, con una crescita dei profitti pari al 14%. Secondo la Casa entro la fine dell'anno le vetture consegnate potrebbero raggiungere quota 6.400. Obiettivo è arrivare a 10mila nel 2020.