L’anno più intenso e doloroso di Elon Musk. Il 2018 rischia di diventare uno spartiacque per la carriera del presidente e amministratore delegato di Tesla. In un'intervista al New York Times, il ceo, tra risate e lacrime, ammette le proprie colpe sulla gestione dell’azienda. Poi si sofferma sulle indagini federali della Sec (Securities and Exchange Commission) scaturite a causa di un suo tweet postato lo scorso 7 agosto in cui aveva annunciato di procedere con il destiling della società - grazie a un potenziale accordo con un fondo saudita, successivamente smentito dalla Jp Morgan Chase &co., la più grande banca degli Stati Uniti - e ricomprare le azioni a 420 dollari ciascuna.
Declino senza "fondo"
L'obiettivo dichiarato di Musk è quello di far uscire dalla borsa il titolo di Tesla - messo in discussione dai mercati - e privatizzare la società. Il magnate californiano aveva già avviato i colloqui, lo scorso 31 luglio, con i rappresentanti del fondo sovrano dell'Arabia Saudita (Pif) che lo avrebbero affiancato nell'operazione.
L’incontro, però, svoltosi presso la fabbrica di Tesla nella Bay Arena, era stato solo conoscitivo: non era stato siglato alcun tipo di accordo ufficiale tra le parti. Il ceo affermò lo stesso di avere in pugno "finanziamenti garantiti" per una transazione del valore totale di circa 10 miliardi di dollari. Le azioni dopo poche ore salirono alle stelle: da +7% a +11%. Ma quel finanziamento era scoperto, tutt'altro che sicuro, come confermato anche dalla Jp Morgan che è intervenuta riducendo di un terzo la valutazione delle singole azioni di Tesla.
Le indagini
Il giorno dopo gli investigatori della "Securities and Exchange Commission" di San Francisco chiesero spiegazioni a Tesla: normalmente i piani di una società pubblica sono esposti in dettaglio e rilasciati attraverso canali ufficiali. I membri del consiglio di amministrazione della Casa erano evidentemente spaesati dopo le dichiarazioni del proprio ceo e spiacevolmente sorpresi di non essere stati informati. Musk però ha dichiarato nell'intervista che nessuno si era lamentato: "Non ricordo di aver ricevuto alcuna comunicazione dal consiglio di amministrazione. Non mi pento di averlo fatto quel tweet”. In realtà un importante dirigente di Tesla, Antonio Gracias, lo aveva contattato chiedendo esplicitamente a Elon di non pubblicare più informazioni senza prima aver consultato il consiglio. Inoltre Musk ha dovuto anche smentire che i 420 dollari ad azione proposti per ricomprare i titoli non erano un riferimento a nessuno tipo di stupefacente (la sequenza di numeri è un modo per identificarsi e fa riferimento al consumo annuale di cannabis).
2018 da incubo
"È l’anno più difficile della mia vita professionale”, confida Elon Musk al New York Times. Gli eventi messi in moto dal suo tweet hanno innescato un effetto domino che hanno inciso anche sulla sua salute. Elon non ha nascosto neanche le difficoltà di portare avanti l’azienda da solo: "Pensavo che il peggio fosse finito. Pensavo. Ma solo da un punto di vista operativo. Per quanto mi riguarda deve ancora venire. Ci sono stati momenti in cui non ho lasciato la fabbrica per tre o quattro giorni, in cui non sono uscito. Ho trascorso anche il mio compleanno nello stabilimento. Non vedevo più amici. Ho lavorato fino a 120 ore a settimana".
Elon Musk è riconosciuto da sempre come uno degli imprenditori più sfacciati, egocentrici e ambiziosi della Silicon Valley. Negli ultimi 15 anni l’amministratore delegato ha trasformato Tesla da piccola start up a realtà affermata e universalmente riconosciuta. Il successo lo ha portato immediatamente sotto i riflettori, destreggiandosi con autorevolezza di fronte le critiche. Ma nell'intervista al Nyt ha mostrato l’altra faccia della medaglia dell’uomo Elon: più riflessivo e vulnerabile, ma soprattutto umile. Una qualità finora mai apprezzata dai suoi interlocutori. Sente di essere arrivato al bivio della propria carriera. Un fatto che non è passato inosservato ai membri del consiglio, i quali stanno procedendo per trovare un secondo dirigente (si parla da tempo di Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook) che possa togliere pressioni a Musk, inizialmente contrario a questa decisione: “Se qualcuno può fare un lavoro migliore del mio, ben venga. Io sono qui e lo accolgo a braccia aperte". La sfida continua.