Ogni giorno in Italia quasi 23 bambini restano feriti e ogni 15 giorni uno di loro perde la vita a bordo di un'auto. Colpa degli incidenti che in tutto, nel 2017, nella fascia di età da 0 a 14 anni e solo nella categoria "passeggeri", hanno provocato 25 vittime e 8.396 hanno subito lesioni molte delle quali con invalidità permanenti.
La campagna del governo
ll governo corre ai ripari con una campagna di sensibilizzazione dal titolo "Bimbi in auto: vision zero" lanciata dai ministeri della Salute e delle Infrastrutture e trasporti, Polizia stradale e associazioni dei pediatri, affinché non ci siano più bimbi morti sulle strade.
Obiettivo: informare e ricordare agli adulti, la necessità di assicurare sempre i piccoli viaggiatori, in maniera corretta e anche sui tragitti brevi, utilizzando sistemi di ritenuta idonei, con seggiolini e cinture che devono essere adattati e omologati a norma di legge. Messaggi che saranno diffusi attraverso tv, giornali, canali social e negli studi medici dove si troveranno appositi depliant.
Incidenti: Salute in azione
"La sicurezza stradale è un tema trascurato che, invece, mi sta molto a cuore", ha sottolineato Silvia Grillo, ministro della Salute, "tanto più che gli incidenti sono la prima causa di morte e di gravi disabilità dei bambini. Il mio dicastero si schiera in prima fila per promuovere una migliore cultura della prevenzione, perché molti di questi sinistri sono dovuti a un'errata conoscenza degli adulti sull'importanza di trasportare i bambini adeguatamente assicurati".
Seggiolini trascurati
"Nella maggior parte dei casi i bambini rimangono feriti o, peggio, perdono la vita perché non erano sistemati bene sui seggiolini, o si trattava di sistemi non a norma o, peggio, erano seduti accanto al guidatore o liberamente nella parte posteriore senza alcuna protezione", ha detto Giovanni Busacca, direttore della Polizia stradale, "i piccoli, invece, vanno sempre protetti e non solo perché lo dice la legge (art. 172 del Codice della strada, ndr)".
Tre regole d'oro
La polizia stradale ricorda tre semplici, ma fondamentali regole la cui importanza viene spesso sottovalutata dagli adulti: "Secondo un sondaggio dell'Adoc, solo 1 famiglia su 5 ne è al corrente", dice il direttore Busacca. La prima buona norma è che "la protezione del bambino non si fa con le braccia", quindi "mai tenere i piccoli in braccio, ma sempre nei seggiolini appositamente creati per la loro incolumità".
Sembra scontato, eppure ancora se ne vedono di bimbi tenuti dagli adulti, anche sui sedili anteriori. E qui passiamo alla seconda regola: i piccoli non devono stare mai seduti liberi sia davanti che dietro, basta un piccolo impatto a 50 chilometri orari per scatenare in un bimbo che pesa 15 chilogrammi una forza d'urto che supera i 200 chilogrammi, in queste condizioni è impossibile trattenerlo.
Errate convinzioni
La terza precauzione è quella di non dare mai ai piccoli oggetti contundenti, come un lecca lecca, per distrarli durante il viaggio, potrebbero ferirsi molto seriamente. "Dietro agli incidenti ci sono i comportamenti delle persone e nel caso dei bambini la responsabilità è degli adulti e questo accade non sempre per superficialità, ma anche per errate convinzioni", afferma il dirigente della Polizia.
Le multe non bastano
Un esempio arriva da un'elaborazione ACI-Istat secondo la quale la maggior parte dei bambini morti o feriti erano seduti nei sedili posteriori: nel 2017, su 25 piccole vittime, 21 si trovavano dietro al momento dell'impatto, così come su 8.396 giovanissimi feriti, solo 2.641 (circa il 30%) era accanto al conducente.
"Questo mi fa supporre che molti di questi bambini non erano ben assicurati e che una buona parte dei genitori, quindi, sono convinti che, seduti dietro, i loro figli non abbiano bisogno di protezioni", ha sottolineato il direttore Busacca, "bisogna fare più formazione e informazione, i controlli e le sanzioni non bastano".