Nel 2017 il mercato statunitense ha registrato oltre 17 milioni di pezzi venduti e un calo dell’1,8% rispetto al 2016. E anche se durante i primi cinque mesi del 2018 il totale di vendite è cresciuto dell'1%, si mantengono i parametri variabili che impediscono una spinta decisa verso l'alto, cioè l’aumento dei tassi d’interesse programmati dalla Federal Reserve, che incide sul costo del finanziamento per l’acquisto delle automobili. Le prospettive per i prossimi anni indicano poi che in Usa si va anche verso un nuovo tipo di mercato.
Gli Stati Uniti sono stati il centro del mondo automotive per quasi tutto il secolo scorso. Oggi la situazione con l’arrivo di nuovi player, nuove tecnologie e sfide sempre più grandi è cambiata e viene da riflettere su come saranno i prossimi anni per chi ha creato modelli come Ford T, Cadillac Eldorado, Shelby Cobra e l’AMC Eagle.
Baby Boomers
Mentre negli anni ’60 e ’70 Europa e Giappone rinascevano lentamente, gli americani di Ford, General Motors e Chrysler approfittavano sia dell'aumento del potere d’acquisto della popolazione che della crescita demografica nel Paese. L’arrivo dei “baby boomers” ha fatto da turbo al mercato: le vendite di auto sono quasi raddoppiate fra il 1960 e il 1973, per arrivare ai 16 milioni (pick-up compresi) nel 1986.
Guerre commerciali
A una crescita così veloce segue ora una fase molto diversa. L’Amministrazione Trump ha imposto una deregulation finanziaria, una nuova tassazione che potrebbe avere impatto anche sull’automobile. Non è chiaro neppure quale sarà il futuro del Nafta, l’accordo americano per il libero scambio con Canada e Messico, e l’incidenza che una sua possibile modifica potrebbe avere sulla produzione locale di auto e dunque sui costi per il consumatore. Nel frattempo, la guerra commerciale con l’Unione Europea e la Cina potrebbe anche avere un effetto negativo sul consumatore finale, visto che i prezzi delle auto saliranno dopo un aumento delle tasse d’importazioni. È chiaro che Trump vuole alzare la quota dell’auto americana sul totale delle vendite sul mercato interno, ferma ora al 56%.
Un amore infinito
Gli americani continuano ad adorare i grandi suv e pick-up prodotti localmente: una eventuale fine della zona di libero scambio Nafta, e una caduta di auto importate dall’Europa rafforzerebbe la tendenza, fino al punto che nei prossimi anni alcune tipologie di auto potrebbero sparire. Un mercato più chiuso alle importazioni. Le nuove sfide non si fermano qui. Se il prezzo del petrolio continuerà a restare basso per la domanda di auto elettriche è prevedibile solo una lenta crescita. Anche se una forte spinta potrebbe arrivare da parte della nuova Tesla Model 3.
Lo “sciopero del compratore”
Un’altra ombra pesa infine sulla crescita. Secondo Morgan Stanley, l’industria americana potrebbe affrontare uno “sciopero del compratore” senza precedenti. Le macchine usate sono destinate a perdere sempre più valore – tra il 25 e il 50% nei prossimi 5 anni – in rapporto all’aumento di tecnologia e connettività presenti a bordo delle auto nuove. E siccome 9 acquisti su 10 sono determinati dalla cessione di un’auto di seconda mano, gli analisti della banca d’affari prospettano una pressione importante sulla crescita delle vendite nei prossimi anni. Si parla di un mercato statunitense di solo 15 milioni di unità nel 2020. Forse. L’evoluzione non è così prevedibile.