Il mercato europeo dell’auto vive un periodo di forti cambiamenti a causa delle nuove regole che puntano ad avere una flotta di veicoli più in sintonia con l'ambiente e anche per i gusti del consumatore in continua evoluzione. Così come la tecnologia, in perenne crescita.
Su il suv, giù le station
Tra i cambiamenti più rilevanti è il successo dei suv che rappresentano ormai quasi un terzo delle immatricolazioni nel nostro continente. L’effetto di questa popolarità si riflette sulle vendite di altri tipi di vetture.
La station wagon è una delle vittime del successo dei suv. Secondo i dati di Jato, le immatricolazioni di queste auto sono scese dalle 2,04 milioni di unità nel 1999 alle 1,8 milioni l’anno scorso.
Le immatricolazioni di queste vetture sono calate del 4,6% durante i primi cinque mesi di questo anno. Il totale è di quasi 746.000 pezzi, il 10,5% del totale del mercato. La quota complessiva è quindi scesa di 0,8 punti percentuali visto che il totale complessivo delle vendite è aumentato di circa il 2,2%. Il 2017 è stato l’anno con il risultato più basso dal 2013 quando la crisi aveva spaventato tanti consumatori.
Il nord Europa tiene
La discesa non è uniforme. I paesi nordici e la Germania continuano a essere i principali riferimenti per le station, con una quota rispettivamente del 22% e 19% nel 2017: in passato percentuale si attestava intorno al 30% in Scandinavia e al 21% in Germania.
Queste auto risultano meno popolari in Spagna e Francia dove la quota rimane stabile, in questi anni, intorno al 3,5% e 6% rispettivamente.
Non è il caso dell’Italia. Nel nostro Paese si vede un crollo importante nella domanda di queste auto. I dati mostrano che le immatricolazioni sono cadute dalle 340.000 unità nel 1999 a un minimo di 90.000 pezzi nel 2013 quando c’è stato il peggio della crisi dell’auto. Nonostante la crescita ininterrotta fino al 2017, quando il totale immatricolato è salito alle 137.000 unità, le stato wagon sono ancora lontani dalla quota che avevano 20 anni fa. Infatti la quota di mercato è crollata dal quasi 15% nel 1999 al 7% l’anno scorso.