Ultimo aggiornamento  10 giugno 2023 09:27

Gli italiani pronti a fare a meno del diesel.

Monica Secondino ·

Diesel addio. Sembra essere questa la tendenza leggendo i dati pubblicati da Findomestic che ha presentato a Milano il 12° rapporto annuale sui trend della mobilità automobilistica. Solo il 19% degli italiani interrogati dall'istituto di credito italiano (in totale nei 15 Paesi interessati dallo studio gli intervistati sono stati oltre 10.500, comune denominatore quello di aver acquistato un'auto nuova negli ultimi 5 anni) dichiara che la prossima auto che acquisterà sarà a gasolio.  

Lo studio - illustrato da Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic - privilegia le opinioni del pubblico, di chi alla fine l’auto deve usarla e acquistarla, rispetto alle proiezioni delle Case e agli interessi di governi e istituzioni.

Tutti contro il gasolio

Non solo - come abbiamo visto - solo il 19% pensa che comprerà un'auto a gasolio nei prossimi anni (attualmente il diesel rappresenta il 48% del mercato), ma questa percentuale scende al 3% se si chiede una previsione al 2030. Anche i motori benzina saranno in calo, passando dagli attuali 36%, al 14% che arriva all’8% entro 12 anni. A beneficiarne saranno le motorizzazioni ibride, che passeranno dall’attuale 2% a un intermedio 26% e al 46% nel 2030 e le elettriche che passano dall’1% attuale al 6% intermedio e al 26% nel 2030. Metano stazionario intorno al 4% e gpl in calo dal 10% attuale al 5% del 2030.

Il motivo principale dell’abbandono del diesel (secondo il 34% degli intervistati) riguarda le future limitazioni alla circolazione per queste vetture. Basti pensare all'impatto della scelta di Milano - come già successo in molte città europee - di limitare già dal 2019 l'accesso ai veicoli diesel più vecchi Euro 3 e 4 nell'area metropolitana. Solo il 16% degli intervistati in Italia sostiene che abbandonerà il diesel perché ritenuto dannoso per la salute e per l’ambiente.

Il mondo è d'accordo 

A livello mondiale invece il 60% degli intervistati si dichiara favorevole a bandire i motori termici entro 20 anni, con gli italiani che arrivano al 79%, dietro solo ai messicani (con l’89%) e ai cinesi (con l’83%). I più “attaccati” ai propulsori tradizionali sono i tedeschi, con il 38% propenso ad abbandonare diesel e benzina, più o meno come i giapponesi che, per il 42% votano contro i motori termici. Il 51% degli americani si dichiara favorevole a bandirli entro 20 anni, dimostrando indecisione proprio nella nazione dove è nato lo scandalo del dieselgate. Il mondo comunque sembra aver emesso il suo verdetto, nonostante un’istituzione come il CNR abbia spezzato recentemente una lancia a favore dei motori a gasolio di ultima generazione, che sarebbero più “puliti” degli omologhi a benzina e anche di alcuni elettrici.

Mercato auto, 2018 in crescita

Lo studio Findomestic fa riferimento ai dati di mercato. Nel 2017 sono state immatricolate nel mondo 94,5 milioni di vetture, un numero in crescita del 2,4% rispetto all’anno precedente, con l’Italia che ha visto 1,97 milioni di auto, in aumento del 7,9% rispetto al 2016. Le previsioni a livello globale per il 2018 dicono di una crescita del 2% con oltre 96 milioni di vetture vendute. Il dato è in linea con il trend che prevede per il 2020 il raggiungimento della soglia dei 100 milioni di vetture commercializzate. Il mercato italiano dovrebbe mantenere il trend di crescita attuale dal 2016, arrivando a toccare i 2 milioni di immatricolazioni con un tasso di incremento dell’1,2%. I primi dati a consuntivo, a fine maggio, si dimostrano essere stazionari. Sulle modalità di acquisto delle auto, in Italia sembra che la prossima auto sarà una chilometri zero per il 33% degli intervistati, in calo dal precedente 36%, nuova per il 26% (in crescita dal precedente 21%), usata per il 14% (prima era il 10%) e in leasing/NLT, per il 6% dal 3.

Lo studio effettuato in 15 Paesi di 4 continenti, ha visto intervistati oltre 10.600 automobilisti, tra i 18 e i 50-65 anni, che hanno acquistato una vettura nuova nel corso degli ultimi cinque anni. Lo studio, che si è avvalso della collaborazione di C-ways e Kantar TNS, vede anche un focus sull’Italia, effettuato da Doxa con interviste a oltre 1000 automobilisti, tra i 18 e i 64 anni.

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