Il Giappone guarda all’idrogeno con occhi diversi rispetto al resto del mondo. Toyota, insieme ad altri costruttori connazionali, segue la politica ufficiale di Tokyo e punta sulle auto con celle a combustibile. L’obiettivo del colosso giapponese - che sta anche ampliando i propri centri produttivi - è di venderne nel mondo almeno 30mila, contro le 3mila attualmente circolanti. La madre patria, da sola, dovrà assorbire 10mila esemplari l’anno. Gli Stati Uniti rimarranno uno tra i paesi di maggior riferimento: nel 2017 quasi tutti gli esemplari di Mirai (unico modello a idrogeno di Toyota attualmente disponibile) sono stati venduti in California. Da non sottovalutare poi l'impatto del trasporto pubblico. Almeno 100 autobus a idrogeno entreranno in funzione in occasione delle Olimpiadi di Tokyo del 2020.
L’unione fa la forza
A marzo 2018 è stata costituito un consorzio denominato JHyM (Japan H2 Mobility), composto dai principali produttori giapponesi, tra i quali Toyota, Honda e Nissan, uniti in collaborazione con il Ministero dei trasporti e le più grandi società di energia della nazione. Obiettivo è munire il paese di una rete di 160 stazioni di rifornimento entro il 2020. Il numero raddoppierà nei successivi 5 anni, permettendo una diffusione più capillare e quindi calmierando il prezzo di rifornimento del gas: “In questa fase - ha detto il vicepresidente di Toyota, Shigeki Terashi - crediamo vi sia più spazio per la collaborazione che per la competizione.” Secondo il Japan Times l’obiettivo del consorzio è vendere complessivamente 800mila vetture a idrogeno entro il 2030.
I perché della scelta
Il ricorso a fonti rinnovabili, come l’idrogeno rappresenta una soluzione valida per il governo di Tokyo che vuole fronteggiare cosi la crisi del nucleare successiva alla tragedia di Fukushima del 2011 e anche la mancata integrazione della rete elettrica su scala nazionale tra nord e sud del Paese.
Per questo è stata intrapresa una politica di diffusione dell'idrogeno per la produzione industriale. La strategia dei costruttori giapponesi non è casuale e mira ad accrescere il più possibile i consumi di idrogeno, raggiungendo una quantità tale da permettere lo sviluppo di economie di scala che ne consentirebbero la riduzione del prezzo.