Dazi fino al 25% su auto e componenti importati: la proposta messa sul tavolo dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump non trova d'accordo (quasi) nessuno. Perché una tassa così pesante? Questioni di sicurezza nazionale, sostiene Trump, che fa leva sulla stessa Sezione 232 della legge sui commerci Trade Expansion Act usata per imporre i dazi su alluminio e acciaio e che permette alla Casa Bianca di aprire un'indagine per capire se l'importazione di un bene minaccia la sicurezza nazionale.
Bocciatura dei costruttori
I costruttori d'auto hanno già la risposta: no. La Alliance of Automobile Manufacturers (lobby di cui fanno parte anche i big di Detroit Ford, General Motors e Fca) ha scritto in una nota che "le importazioni dell'industria automobilistica non pongono alcun rischio di sicurezza; anzi, le barriere al libero scambio vanno eliminate".
Timida eccezione la United Auto Workers, il sindacato dei lavoratori dell'industria auto, che si è detto soddisfatto che la questione dell'import sia finalmente presa in considerazione, pur se "non al cento per cento d'accordo" con la proposta di Trump. La Association of Global Automakers, che rappresenta i costruttori esteri attivi negli Usa, pensa invece che i dazi non otterranno altro risultato che far salire i prezzi all'acquisto per i consumatori americani.
"Caduti in una buca"
Ma più che di sicurezza nazionale, Trump dovrebbe parlare di ruolo degli Stati Uniti nei commerci globali. Gli Usa hanno dazi di appena il 2,5% sulle importazioni di auto e questo crea uno squilibrio sfruttato da altri paesi che impongono una tassa più alta all'ingresso di veicoli provenienti dall'America (l'Unione europea ha un dazio del 10%): "Siamo stati stupidi a cascarci finora", ha dichiarato il segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross, parlando al canale Cnbc.
C'è di mezzo il Nafta
Trump vuole anche un più forte potere negoziale con Canada e Messico: gli Stati Uniti stanno ridefinendo i termini dell'alleanza commerciale Nafta, che lega i tre partner in una zona di libero scambio esente da molte delle tariffe cui sono soggetti altri paesi. Canada e Messico rappresentano l'87% delle importazioni dei tre big di Detroit, ma a Trump non sta bene che Gm, Ford e Fiat Chrysler vadano a costruire le macchine nelle fabbriche del Messico o comprino la componentistica in Canada: devono costruire di più negli Usa, dando lavoro agli americani. I super dazi alle importazioni auto varranno anche per i vicini di casa nordamericani? Non è detto, e l'indagine aperta da Trump potrebbe durare mesi, ma il presidente è già in pressing per ottenere clausole del Nafta più favorevoli agli Usa.
L'auto vale più dell'acciaio
Attenzione, però, Trump rischia una guerra commerciale su ampia scala, ha messo in guardia il capo della Us Chamber of Commerce, Thomas Donohue. Unione europea, Giappone e Corea del Sud, insieme a Canada e Messico, coprono la quasi totalità delle importazioni americane di componenti auto; l'import Usa del settore vale più di 324 miliardi di dollari nel 2017, una cifra che fa impallidire il valore delle importazioni di acciaio (29 miliardi di dollari). Gli alleati non staranno certo a guardare, ha osservato sul Detroit News Charlie Chesbrough, economista e direttore senior di Cox Automotive: "Eventuali dazi scateneranno azioni di rappresaglia".
Chi paga davvero
Chesbrough ricorda anche che le fabbriche dei costruttori stranieri negli Usa sono concentrate in stati come Alabama, Georgia, Indiana e Ohio, dove Trump in campagna elettorale ha attratto ampi consensi promettendo protezione del lavoro e della prosperità dell'America. Se qualche fabbrica chiude, sarà Trump a pagare il dazio.