Ultimo aggiornamento  30 marzo 2023 03:54

Blockchain, con Mobi in auto.

Patrizia Licata ·

Le grandi case automobilistiche credono nella blockchain: Bmw, Ford, General Motors e Renault si sono unite con altre imprese dell'automotive (Bosch, ZF, Aioi Nissay Dowa Insurance Services Usa), startup e fornitori di tecnologie e servizi, tra cui Accenture e Ibm, nel consorzio Mobi (Mobility Open Blockchain Initiative): l'intenzione è di portare la blockchain nel settore auto e realizzare una mobilità connessa più sicura. Con questo strumento si può creare un ecosistema digitale di partner e soluzioni che rendono il trasporto più efficiente ed ecosostenibile: la blockchain non solo fornisce un protocollo fidato per mettere in comunicazione gli attori dell'industria - costruttori d'auto, fornitori di connettività, sviluppatori hitech, venditori - ma i possibili casi d'uso riguardano anche gli automobilisti. Che guidino o si lascino guidare da un'auto driverless.

Non solo Bitcoin

La blockchain è la tecnologia salita alla ribalta della cronaca grazie alla sua applicazione più famosa: il bitcoin, la moneta virtuale. In realtà blockchain è molto di più: fornendo un sistema di distribuzione e registrazione delle informazioni digitale e automatizzato, può essere la base di transazioni in cui proteggere la sicurezza e integrità dei dati è cruciale. Dalla gestione dei numeri di identificazione dei veicoli e della loro "storia" in termini di incidenti e riparazioni fino alle complesse catene logistiche che portano dalle linee di montaggio ai concessionari, la blockchain permette di innalzare nettamente i livelli di protezione e trasparenza dei dati, spiega Teodoro Lio, Industrial and Automotive Innovation Lead di Accenture che sottolinea: "questo consorzio aiuterà le aziende dell'industria dell'auto a sfruttare tutto il potenziale della blockchain per migliorare l’efficienza del settore, i controlli in termini di sicurezza e l'esperienza complessiva di mobilità”. I costruttori riuniti da Mobi rappresentano oltre il 70% della produzione globale di veicoli in termini di market share e il consorzio è aperto a nuovi soci come le aziende del trasporto pubblico, i gestori di strade a pagamento, i fornitori di servizi alternativi di mobilità come i taxi privati alla Uber, le università e i centri di ricerca.

Usato, identikit a prova di frode

Nella visione del consorzio la blockchain è un insieme di strumenti software e standard tecnologici che devono restare aperti perché così è più facile e veloce creare e adottare le applicazioni. Tra i possibili casi d'uso per l'utente finale pensiamo all'acquisto di un veicolo usato e alla necessità di disporre di un identikit del precedente utilizzo che, grazie alla blockchain, può essere completo e difficile da manomettere. Allo stesso modo, le società assicuratrici si possono tutelare dalle frodi e intanto fare sconti agli automobilisti virtuosi. Le case automobilistiche - ma anche le officine di riparazione - possono controllare la provenienza di componenti e accessori. Sempre per l'automobilista, si possono mettere a punto nuove modalità di pagamento per i servizi di trasporto, dai pedaggi al car sharing, magari con tariffe personalizzate. I dati inviati sulla blockchain dalle auto connesse possono inoltre aiutare a svolgere il monitoraggio dell'inquinamento ambientale nelle smart city. 

Auto autonoma, ricarica e pedaggio sulla blockchain

La blockchain ha un potenziale enorme anche in vista della diffusione della guida autonoma. Le auto senza conducente si fondano sia sull'organizzazione delle informazioni relative all'ambiente circostante (elaborate da algoritmi di intelligenza artificiale) sia sulla capacità di attivare transazioni, come il pagamento del pedaggio in autostrada o della ricarica elettrica alla stazione di servizio. La blockchain può aiutare in entrambi i casi garantendo la sicurezza dei dati, da quelli delle mappe alla carta di credito, svolgendo in modo automatico e veloce le operazioni. Come in uno scontrino virtuale, tutto è tracciato e registrato sui nodi della blockchain.

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