La Seat Arona e le lampade Kafka per chi ama i gatti. L’Audi Aicon Concept e il sistema da parete Shift. La Range Rover SV Coupé e lo showcooking. Alla Milano Design Week che coincide con il Salone del mobile, dal 17 al 22 aprile, l’industria dell’auto ha cercato contaminazioni che altrove le sarebbe difficile trovare. Almeno in questa forma diffusa, coinvolgendo una città europea, un pubblico quanto mai eterogeneo e sicuramente giovane, la moda. Il ritorno? C’è, anche se non è che nei giorni dell’evento o nella settimana successiva Seat, Audi, Range Rover o la Hyundai main sponsor del Fuorisalone vendano di colpo più macchine. Il ritorno è di immagine, di posizionamento del brand, di spazi conquistati sui media non riservati all’automobile ma per una volta fuori dalla riserva indiana.
Modelli, prototipi, visioni
Il ritorno c’è, anche perché altrimenti l’industria dell’auto non spenderebbe tanti soldi. L’idea di essere alla Milano Design Week e al Salone del mobile – eventi che si svolgono in più parti della città, molti dei quali nel cosiddetto Fuorisalone – sembra essere diventata una scelta strategica per alcuni marchi. Ormai presenti in pianta stabile alla manifestazione da circa un decennio con modelli appena usciti così come con prototipi, portando amministratori delegati a parlare (non sempre a loro agio) a fianco di sociologi, artisti e tendenzialmente visionari che facciano del linguaggio un’arma impropria per vendite e marketing.
La Collezione 500
Quest’anno è salita sulla passerella di Milano anche la Fiat, cogliendo l’occasione per lanciare la 500 Collezione. Verrebbe da dire era ora, per un prodotto a quattro ruote che da più di sessant’anni è esso stesso una installazione e un simbolo di design italiano finito di recente pure al Moma di New York.
Red carpet per designer
Alla Milano Design Week l’industria dell’auto ha poi trovato il red carpet ideale per i suoi designer, non sempre in prima fila in un salone dell’auto tradizionale (in declino), non sempre sotto i riflettori quando il marchio è in mano agli ingegneri. A Milano, le priorità cambiano per definizione. E in fondo la parola “mobile”, come il salone di oggetti di stile ma anche sinonimo di movimento, è la sintesi perfetta in cui ogni car designer, abituato per cultura professionale a guardare almeno cinque anni avanti e non solo al suo settore, facilmente si ritrova.
Meglio la cucina che la bicicletta
Pochi giorni fa, parlando del più e del meno con un designer di un noto marchio automobilistico, si è finiti a discutere di biciclette, rinnovata frontiera della mobilità. Alla richiesta se anche lui, come altri suoi colleghi, stesse per disegnare una bicicletta per il suo brand, ha risposto con gli occhi luccicanti: “No, meno male. Però ho appena disegnato una cucina. Niente più fuochi, piastre a induzione, nuovi spazi. Uno chef di alto livello mi ha detto che è la cucina più moderna che avesse mai visto!”.