La guerra dei dazi lanciata dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump non sembra fermarsi. Anzi si inasprisce ogni giorno di più con dichiarazioni al peperoncino e lunghe liste di prodotti destinati a pagare, letteralmente, le conseguenze delle scelte politiche di Washington. Un piano che ha scatenato la reazione della Cina, primo Paese nel mirino di Trump, che a sua volta ha minacciato imposte sui prodotti americani. A farne le spese presto potrebbe essere - secondo un rapporto di Bloomberg - una delle eccellenze americane a cui il Presidente Usa tiene (o teneva) tanto, la Tesla.
La società di Elon Musk è finita nel tritacarne delle possibili ritorsioni economiche dopo l'ultima presa di posizione dell'inquilino della Casa Bianca, un elenco di 1.300 prodotti cinesi sui quali Washington vorrebbe applicare un dazio del 25% e che include robot per le industrie e attrezzature per le telecomunicazioni.
Export a rischio
Da Pechino rispondono con altrettanta durezza, inserendo le auto elettriche tra i prodotti d'importazione che potrebbero essere tassati. Se il provvedimento vedesse effettivamente la luce, Tesla - che nel 2017 ha venduto nel Paese asiatico 14.883 auto e che ha nella Cina il proprio principale mercato al di fuori degli States - sarebbe il costruttore Usa più penalizzato.
Il motivo è presto detto: le altre Case che vendono in Cina, come General Motors e Ford, costruiscono in loco una gran parte se non tutte le auto che mettono in commercio. Lo stesso vale per i costruttori tedeschi anche se Bmw e Mercedes hanno manifestato gravi preoccupazioni. Tesla, invece, non ha ancora una fabbrica cinese - è in trattativa con governo locale di Shanghai ma un accordo non sarebbe stato ancora siglato - e quindi può contare solo sull'importazione, peraltro già colpita da un dazio al 25% che ha fatto schizzare i prezzi delle auto di Musk ben oltre la media.