Torino si candida a diventare il primo laboratorio in Italia per la sperimentazione su strada di veicoli a guida autonoma. Dopo l'approvazione in Giunta, lo scorso 20 marzo, di una bozza d'intesa, l'Amministrazione ha siglato un accordo con tutti i soggetti coinvolti: dalle università ed enti di ricerca, alle aziende costruttrici, componentistica, telecomunicazioni, elettronica avanzata e intelligenza artificiale.
Sodalizio pubblico-privato
Un accordo fortemente voluto dal sindaco, Chiara Appendino, che reputa questo sodalizio pubblico-privato un'opportunità, in una città storicamente votata all'automobile, per attrarre investimenti, accelerare la spinta innovativa e diventare un'avanguardia della mobilità futura."Per il sistema economico e industriale di Torino", ha sottolineato il sindaco, "si tratta di un'intesa rilevante. Grazie alla collaborazione di tutti i soggetti che operano nei trasporti, si potranno realizzare soluzioni innovative per l'automobile e, in generale, per un sistema di mobilità sempre più integrata, condivisa e, soprattutto, sostenibile".
A siglare l'accordo con il Comune sono stati, in particolare, Fca, Gm Global Propulsion Systems, Anfia (Associazione italiana delle case automobilistiche), 5T (la municipalizzata che si occupa di sistemi innovativi e infomobilità), Politecnico e Università di Torino, Fondazione Torino Wireless, Tim, Open Fiber, Italdesign, Unione Industriale di Torino, Fev Italia e Unipol.
Business del futuro
Si una tratta di una squadra di esperti che avrà il compito di favorire la sperimentazione di soluzioni tecnologiche per i veicoli connessi e autonomi, ma soprattutto per dotare le infrastrutture delle tecnologie smart indispensabili alle auto robot. "La tecnologia è già disponibile", ha sottolineato il sindaco Appendino, "ma la sua adozione dipenderà dalla creazione di un modello di business sostenibile che sia in grado di creare un servizio per il cittadino. La crescita attraverso l'innovazione, ne sono certa, potrà generare per il territorio ricadute positive e importanti anche sotto l'aspetto economico e occupazionale".