Secondo alcuni ex dipendenti di Uber le nuove Volvo XC90 driverless dell'azienda californiana utilizzerebbero per muoversi sulle strade pubbliche un solo sistema lidar. In precedenza sulle Ford Fusion ne venivano utilizzati sette.
Il lidar - insieme con le telecamere e i sensori - aiutano l'intelligenza artificiale a tenere sotto controllo le immediate vicinanze dell'auto riconoscendo gli oggetti, pedoni compresi, e sono quindi uno strumento fondamentale per la guida autonoma
La sicurezza dell'auto a guida autonoma di Uber è sotto la lente di ingrandimento da quando Elaine Herzberg, 49 anni, è stata travolta da una Volvo robot dell'azienda americana in Arizona.
3 metri di "buio"
Secondo le interviste raccolte in un articolo pubblicato dalla Reuters, cinque ex dipendenti di Uber e quattro esperti del settore automotive hanno detto che la decisione di ridurre il numero di lidar sull'auto ha prodotto un veicolo a guida autonoma con più criticità rispetto alla precedente generazione e ai suoi rivali.
A detta dell'ex direttore del centro dei trasporti della Carnegie Mellon University, Raj Rajkumar, specializzato nella tecnologia driverless, il ridimensionamento di un singolo lidar sulla Volvo di Uber ha introdotto una zona cieca intorno al perimetro del suv che non permette ai sistemi di sicurezza di avere una visione a 360 gradi. Il "cono d'ombra" sarebbe di circa tre metri.
Le rivali
Il sistema lidar realizzato da Velodyne - uno dei principali fornitori di sensori per veicoli a guida autonoma - ha uno stretto raggio verticale che impedisce di rilevare gli ostacoli a terra. Per fare un paragone i mezzi driverless gestiti dai rivali Waymo, di Google Alphabet, dispongono di sei sensori lidar, mentre l'auto robot di General Motors ne monta cinque.
I concorrenti di Uber posizionano molte unità lidar di piccole dimensioni attorno alla vettura, per aumentarne la copertura. Sulle Fusion c'erano anche sette radar e venti telecamere.