LONDRA - "Tutte le guerre sono combattute per denaro". Lo diceva Socrate, già nel quarto secolo avanti Cristo. La nuova minaccia - che poi nuova non è affatto - è quella sui dazi. Un fantasma che aleggia sul mondo dell'automotive al di qua e al di là dell'Atlantico e rischia di creare sconquassi mica da poco.
Usa, Trump contro tutti
Da quando è stato eletto, il 45esimo POTUS (President Of The United States) Donald Trump le dà e le promette a destra e a manca. Adesso cavalca la tigre della guerra dei dazi "che non sarebbe poi così male", sono parole sue.
Le reazioni del sistema automotive sono, invece, tendenti al catastrofico: "Le imposte non sono buone per nessuno", dice il capo di Ford Europa Steven Armstrong. "In una guerra sui dazi non ci sono vincitori" gli fa eco Didier Leroy, vice presidente esecutivo di Toyota. "Abbiamo investito per decenni nella globalizzazione, non possiamo buttare via tutto cosi" sostiene Matthias Mueller, ceo di Volkswagen. Addirittura rassegnato il ceo di Psa Carlos Tavares che dice: "il mondo è già nel caos, un motivo in più o uno in meno...". Diverso l'approccio del ceo di Fca Marchionne, che ha parlato chiaro: "Se si dovesse fare la guerra dei dazi alla fine vincerebbe l'America". Trump applaude.
Brexit: serve chiarezza
In Europa, intanto, tutti guardano al dialogo Londra-Bruxelles sulla Brexit. Un negoziato molto complicato che rischia di trascinarsi per le lunghe. Ma chi aveva anche solo la sufficienza a scuola in economia aziendale sa che gli investimenti non si possono fare al buio, ma neanche all'ultimo momento.
Ecco allora che l'industria auto continua a chiedere "chiarezza". Negli ultimi giorni è questa la parola chiave delle preoccupazioni del già citato ceo di Psa - e quindi di Vauxhall, la versione british di Opel, Carlos Tavares. E il suo collega Ralf Speth di Jaguar Land Rover - primo costruttore di auto delle Isola Britanniche - è sulla stessa lunghezza d'onda e ricorda che non potranno esserci investimenti fino a che non sarà fatta piena luce su eventuali dazi, paletti, difficoltà nel libero scambio di beni e persone tra il Regno Unito e l'Europa all'indomani della Brexit. Preoccupazione in proposito hanno espresso in tempi recenti i vertici di Nissan - quelli che sostengono l'economia del nord ovest dell'Inghilterra con gli impianti di Sunderland, per capirci - e i loro colleghi investitori giapponesi di Toyota e Honda.
In attesa di vedere come va a finire non ci resta che parafrasare il compianto Jim Morrison il quale auspicava che un giorno anche la guerra si sarebbe inchinata al suono di una chitarra... sostituendo lo strumento musicale con un bel motore.