Contrordine, non è il gruppo Volkswagen a salire sul podio delle vendite per il 2017 come è stato scritto e rivendicato nelle scorse settimane, ma Renault-Nissan con 10,61 milioni di “light vehicles”, auto e piccoli commerciali ma non camion. Di un soffio sopra i 10,53 milioni dei tedeschi che scendono dunque al secondo posto, terzi i giapponesi di Toyota con 10,2 milioni. Il primato del gruppo franco-nipponico è stato possibile aggiungendo le vendite di Mitsubishi, marchio giapponese in crisi “conquistato” nell’ottobre del 2016 con l’acquisizione di una quota di controllo del 34%.
La sfida di un business in crescita
Il primato mondiale nell’auto non è soltanto una questione di numeri che riguarda gli addetti ai lavori, ma una sfida globale di una industria che rappresenta un settore chiave dell’economia di tutti i paesi che ce l’hanno. Tanto più adesso che l’automobile sta lasciando il posto a un concetto e a un business ancora più vasti, la mobilità, in cui l’altra industria portante del tech ha fatto il suo ingresso. In modo massiccio e per restarci.
Tanti marchi per uno
Ma torniamo ai numeri. Nel 2017, Renault ha venduto nel mondo 3,76 milioni di unità, Nissan (da record) 5,82 milioni, Mitsubishi 1,03 milioni. Dentro il gruppo ci sono poi altri marchi controllati al cento per cento che contribuiscono al primato, Dacia e AvtoVaz in primis. Se il gruppo Volkswagen, secondo in classifica, può contare su dodici marchi diversi, Toyota ha potuto conteggiare in più solo Lexus e Daihatsu ma non Mazda e Suzuki, partner per ora solo industriali.
Meglio (anche male) accompagnati
L’idea di mettersi insieme per ottenere più facilmente economie di scala, risparmi sui costi e volumi di vendite di almeno 5 milioni di unità all’anno per garantirsi un futuro è vecchia nel mondo dell’auto, rilanciata di volta in volta per spiegare fusioni e alleanze che non sempre hanno funzionato. In Italia, Gianni Agnelli fu il primo a sostenere negli anni ’80 la necessità di un gruppo più grande di Fiat per sopravvivere domani. Non funzionò l’operazione con Gm del marzo del 2000, sta funzionando invece la fusione Fiat Chrysler operata da Sergio Marchionne nel 2009, sebbene le vendite 2017 del gruppo si siano fermate a 4,74 milioni.
Ghosn, tsunami e dieselgate
Il primato di Renault-Nissan-Mitsubishi guidata da Carlos Ghosn, il più longevo dei ceo dell’auto insieme a Marchionne, potrebbe tuttavia coincidere con la prossima uscita di scena dello stesso Ghosn, il quale ha già lasciato la gestione di Nissan per diventare solo presidente, cosa che potrebbe ripetersi anche per Renault. Contratto in scadenza, contrasti con l'Eliseo.
E' strano il destino di questa classifica: Toyota perde il primato nel 2011 anche per gli effetti dello tsunami che sconvolge il Giappone. Lo aveva conquistato nel 2008 ma nel 2010 era stata costretta a un mega-richiamo mondiale di oltre 10 milioni di modelli per difetti alle sue auto. Volkswagen è salita al vertice per la prima volta nel 2016, in anticipo di due anni sull’obiettivo 2018 e giusto l’anno dopo lo scandalo del dieselgate. Ma oggi lo perde alla vigilia di un altro scandalo sui test che il gruppo avrebbe fatto con delle scimmie e persone usate come cavie. E sempre per motorizzazioni diesel.