Con oltre 300.000 veicoli elettrici in circolazione, di cui quasi 100.000 acquistati nel 2016 (il 4% delle vendite totali di auto nuove), Los Angeles è la capitale americana dell'auto a emissioni zero. A dirlo è il nuovo studio dell'International Council on Clean Transportation presentato a Bonn in occasione del summit delle Nazioni Unite sul clima COP23. La California vanta altri primati nella mobilità "verde": per percentuale di auto elettriche sul totale delle vendite nel 2016 con San Jose prima con il 10%, seguita da San Francisco col 6%. New York, dove le auto elettriche hanno rappresentato l'1% delle vendite nel 2016, è l'unica altra città statunitense nella classifica. Non è un caso che al COP23 abbiano preso parte anche il governatore della California Jerry Brown, il sindaco di Los Angeles Eric Garcetti e il sindaco di New York Bill De Blasio: hanno ribadito il loro appoggio agli accordi di Parigi sul clima a dispetto del ritiro annunciato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Primato a due facce
Agire per limitare le emissioni è urgente per Los Angeles e la California, che hanno anche il poco lusinghiero primato di campioni dell'inquinamento. Nello "State of the Air 2017" l'American Lung Association indica che in California si trovano 8 delle 10 città Usa con le più alte concentrazioni di polveri sottili (Pm 2.5) e 7 delle 10 città con i più alti livelli di ozono. L'area di Los Angeles-Long Beach, dove risiedono circa 10 milioni di persone e sono attive industrie chimiche e una struttura portuale che gestisce il 40% delle importazioni statunitensi, fa di nuovo la parte del campione, soprattutto sui livelli di ozono.
La strategia di Garcetti
Per riuscire nella sua crociata anti-smog il sindaco Garcetti ha varato un ambizioso piano (Sustainable City Plan) che porta avanti i miglioramenti già ottenuti prima della sua elezione: nel 2013 le emissioni di gas serra di Los Angeles si erano ridotte del 20% rispetto ai livelli del 1990 ma l'obiettivo è abbatterle del 45% entro il 2025. Garcetti sta incentivando l'acquisto privato dell'auto elettrica costruendo una capillare infrastruttura di ricarica: 1.500 colonnine pubbliche sono già realizzate, più che in ogni altra città statunitense, e altre 10.000 se ne aggiungerano nei prossimi cinque anni. Inoltre, entro il 2030 Los Angeles convertirà la flotta municipale di autobus (350 mezzi oggi alimentati con gas naturale) in veicoli cento per cento a emissioni zero, mentre i porti di Los Angeles e Long Beach introdurranno entro il 2035, in base al Clean Air Action Plan appena siglato, mezzi "puliti" per i trasporti e la movimentazione delle merci. Ma il piano ha bisogno di 14 miliardi di dollari e i fondi non arriveranno certo dal governo federale: Trump non considera il cambiamento climatico una priorità.
La California va avanti
Le difficoltà non scoraggiano Garcetti e il governatore Brown, che al COP23 hanno ribadito l'impegno per contrastare il cambiamento climatico dell'America che non è con Trump: una serie di stati e città degli Usa che, su iniziativa dello stesso Brown e dell'ex sindaco di New York Michael Bloomberg, ora inviato speciale dell'Onu su città e cambiamento climatico, si sono unite nell'iniziativa "America's Pledge" e intendono restare negli accordi di Parigi. "Rappresentiamo più della metà degli americani", ha detto Brown in un'intervista con il Deutsche Welle rilasciata a Bonn. La California in era Obama ha ottenuto una "dispensa" dal governo federale che le permette di stabilire autonomamente le leggi in alcuni settori, tra cui la lotta all'inquinamento atmosferico. Le regole già approvate possono essere annullate solo con l'intervento dei tribunali federali. Tuttavia Trump ha altri mezzi per agire; il ministero federale dell'Ambiente, l'EPA (United States Environmental Protection Agency, ovvero l'agenzia il cui scopo dichiarato è "difendere la salute e l'ambiente"), è già riuscito a mandare a monte il piano della California per limitare la circolazione dei camion più inquinanti. L'America's Pledge non basta per compensare l'assenza di azione di Trump sul clima, ammette Brown, ma "fare qualcosa è meglio che non fare niente. E intanto speriamo in un nuovo presidente o in una conversione di Trump, perché la sua affermazione che il cambiamento climatico è una montatura del governo cinese è così assurda e ridicola che è difficile pensare che ci creda davvero. Magari cambierà idea, quando altri fattori che gli interessano di più entreranno in gioco".