Quello di Firenze è un altro caso di autovelox bocciati in città. Il verdetto arriva dalla Seconda sezione civile del Tribunale che con la sentenza n. 3055/2017, depositata lo scorso 26 settembre, ha accolto la richiesta di annullamento di un verbale da parte di un'automobilista multato su viale Gramsci dove, dopo aver ottenuto dal Prefetto lo status di "strada urbana di scorrimento", il comune ha installato apparecchi fissi per il rilevamento della velocità.
Il parere dei giudici
Ed è proprio questo il punto: per il tribunale, l'arteria in questione è sprovvista di banchine e, a norma di legge, non può essere considerata "strada urbana di scorrimento". Quindi, secondo le regole del Codice della strada, l'uso di postazioni fisse per il controllo della velocità non è consentito, ma può essere effettuato esclusivamente con apparecchi mobili e in presenza di agenti delle forze dell'ordine che, in caso d'infrazione, devono provvedere alla contestazione immediata dell'eccesso di velocità.
Le regole del Codice
Per la legge (n.168/2002, art. 4), infatti, gli autovelox fissi possono essere installati esclusivamente sulle strade classificate con la lettera A, B, C e D (art. 2 C.d.S.), ovvero: autostrade, extraurbane principali, extraurbane secondarie e, appunto, strade urbane di scorrimento. A loro volta, però, queste ultime, sempre secondo il Codice, devono avere determinate caratteristiche, tra cui "banchina pavimentata a destra e marciapiedi", che per i giudici fiorentini, è un'area analoga alla corsia d'emergenza.
La banchina contestata
Dopo un'articolata argomentazione, il Tribunale ha sentenziato che, invece: "Su viale Gramsci non esistono aree che possano assolvere a questa funzione, piuttosto esistono spazi destinati a ospitare cassonetti e fermate degli autobus o altri ingombri". Insomma, sulla strada oggetto del contendere la banchina non è sufficientemente grande da poter accogliere un'auto in emergenza senza intralciare il resto della carreggiata.
La sicurezza non è mai troppa
La questione si trascina dal 2013 e, in realtà, non è l'unico caso: sono molti i ricorsi opposti da automobilisti che credono di essere stati ingiustamente multati e ai quali Palazzo Vecchio ha opposto numerosi appelli. C'è da vedere come si pronuncerà la Corte di Cassazione. Detto questo, resta la questione della sicurezza: se i comuni sono tenuti a utilizzare gli strumenti di controllo ai fini della prevenzione e non per cogliere in errore gli automobilisti e fare cassa, chi è al volante ha il dovere di rispettare le regole e non oltrepassare i limiti. La prudenza non è mai troppa.