Ultimo aggiornamento  05 giugno 2023 04:48

Gli autisti di Uber come dipendenti.

Redazione ·

Uber prende un'altra sberla a Londra, dove la sua licenza è ancora sospesa. La società americana di ride hailing (servizio di taxi effettuati attraverso auto private) è stata condannata dal tribunale del lavoro della capitale inglese a riconoscere ai suoi autisti tutte le tutele offerte ai dipendenti regolari. Diritto alle ferie (pagate), salario minimo, giorni malattia retribuiti. 

Il procedimento concluso con la sentenza del giudice londinese era iniziato tempo fa quando due driver di Uber, James Farrar e Yaseen Aslam, avevano citato in giudizio la società chiedendo di essere equiparati ai dipendenti di qualsiasi azienda, vedendosi riconosciuti alcuni diritti fondamentali. Cosa che nella cosiddetta "gig economy" - che sfugge in molti casi a una precisa regolamentazione - spesso non succede, in Gran Bretagna così come negli Stati Uniti. Lo scorso ottobre il tribunale di primo grado aveva dato ragione ai due conducenti con grande soddisfazione del sindacato di categoria, il Gmb che oggi ha commentato parlando di "vittoria epocale" e augurandosi che da questa sentenza arrivi finalmente un riordino dell'intero settore

Non è finita

Dal canto suo la società di San Francisco non ci sta e ha già annunciato tramite i propri legali che ricorrerà ancora, prima alla Corte d'Appello e poi alla Corte Suprema, il più alto organo preposto a dirimere la questione. Uber, in una nota, sostiene che i suoi guidatori - 40.000 nella sola Londra - conoscono e apprezzano il valore della "flessibilità" che viene concessa. Il direttore generale di Uber Uk, Tom Elvidge, ha commentato: "Tassisti e e autisti di noleggio privato sono stati considerati lavoratori autonomi per decenni, molto prima che la nostra app venisse creata". Inoltre, ha continuato il manager, "negli anni la gestione dell'impegno lavorativo per noi è stata semplificata e migliorata e agli autisti è garantito maggiore controllo". Infine, si difende ancora la società californiana, sono stati investiti molti soldi in coperture assicurative per malattia o infortunio. 

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